Appello del Garante Detenuti della Regione Piemonte: “Servono misure innovative”.

Era stato anche in carcere ad Alba l'egastolano fuggito

Appello del Garante Detenuti della Regione Piemonte ai detenuti, alle Amministrazioni penitenziaria e sanitaria, alla Magistratura: “Servono misure innovative”.

La situazione di emergenza legata alla diffusione del virus COVID19 pone specifici problemi e questioni urgenti alla comunità penitenziaria.

In Piemonte abbiamo 13 carceri per adulti e un istituto penale per minori: in tutto una popolazione detenuta di circa 4.600 ristretti, ma la comunità penitenziaria è fatta anche di oltre 3.000 agenti di polizia penitenziaria, di circa 500 altri operatori professionali senza contare i volontari. Oggi l’Unità di Crisi ha raccolto la mia richiesta ed ha effettuato il primo incontro con il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria e con il centro di Giustizia Minorile per una presa in carico diretta e complessiva delle criticità in essere e potenziali. Il carcere è per ora una situazione “protetta”, ma è anche una realtà vulnerabile e quindi “esplosiva”: le limitazioni previste dal decreto e dalle circolari delle Amministrazioni competenti non possono non considerare che accanto ai detenuti rinchiusi, ci sono gli ingressi di nuovi giunti, di professionisti e di poliziotti penitenziari che sono cittadini liberi di muoversi e quindi potenzialmente portatori di contagio.

Io mi sento di fare un appello ai detenuti delle carceri piemontesi: occorre mantenere la calma e cercare assieme di conquistare modalità esecutive che contemperino la sicurezza individuale e collettiva con il mantenimento di fondamentali diritti della persona. A fronte della decisione temporanea (fino al 22 marzo) della sospensione dei colloqui con i familiari, iniziativa deve essere di esigere reali alternative percorribili. Le telefonate aggiuntive hanno un costo che spesso i detenuti non sono in grado di sopportare; le videocomunicazioni devono essere supportate da efficaci strumentazioni sia in carcere che nella case dei famigliari, e quasi mai le cose sono effettive. Occorre trasmettere con correttezza le informazioni ai detenuti, ma le Amministrazione devono anche cogliere l’occasione per la sperimentazione di innovativi ed efficaci canali di comunicazione, forme nuove e spesso molto più controllabili e tracciabili di altre. Solo con la calma e la ragionevolezza si può sperare di affrontare in modo positivo la crisi attuale, magari anche percorrendo strade innovative che possono essere utili a svecchia un sistema che si illude di controllare tutto ma che quotidianamente dimostra la sua fallacia.

Nel contempo voglio fare anche un appello pubblico e forte alla Magistratura ed in particolare alla Magistratura di Sorveglianza affinché si colga l’occasione di questa straordinaria emergenza per procedere con la concessione di misure alternative al carcere: l’emergenza COVID19 si innesca sul un contesto penitenziario caratterizzato dal crescente sovraffollamento. Anche nelle carceri del Piemonte. Per il 4.600 detenuti i posti regolamentari disponibili sono solo 3.700: gestire qualsiasi cosa ma soprattutto una crisi sanitaria in un luogo dove mancano gli spazi è impensabile!

Nel condannare le rivolte violente e disperate e nel ringraziare gli agenti di polizia penitenziaria impegnati a garantire il più possibile regolare vivere della comunità penitenziaria, auspico che l’interlocuzione in corso fra Amministrazione penitenziaria ed Amministrazione regionale possa portare elementi di certezza e di rassicurazione per chi è in carcere in forza di una sentenza e per chi vi lavora.

I Garanti comunali piemontesi stanno tutti seguendo direttamente l’evolversi della situazione: il Coordinamento dei Garanti del Piemonte si unisce alle richieste del Garante nazionale e del Portavoce nazionale dei Garanti territoriali perché si mettano in campo misure straordinarie volte ad alleggerire le situazioni di sovraffollamento.

Bruno Mellano

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