Fenoglio e le Langhe: una questione privata, trasmissione su Rai Radio 3

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Meraviglia fenogliana 1
Damiano Grasselli

LETTERATURA Da lunedì 13 aprile, e per tutta la settimana fino a venerdì 17, andrà in onda su Radio 3, ogni sera alle 19.50, un nuovo documentario radiofonico dedicato a Beppe Fenoglio. Cinque puntate di 15 minuti l’una: è la familiare scansione della trasmissione Tre soldi, una delle punte più alte (il giudizio è largamente condiviso) del palinsesto del terzo programma di radio Rai. Il documentario, registrato tra la primavera e l’estate del 2019, si intitola Fenoglio e le Langhe: una questione privata; ne è autore e regista Damiano Grasselli, che a Tre soldi aveva già dato altri lavori, ma che ricordiamo su queste colonne soprattutto come direttore artistico di Teatro caverna, compagnia teatrale e laboratorio socio-culturale di Bergamo, che a Beppe Fenoglio ha riservato, dal 2003 a oggi, non solamente spettacoli (l’ultimo, Fenoglio e la sposa, la scorsa estate), convegni, letture, mostre, ma un intenso e inesauribile rapporto, una «morale necessità» al di fuori di tendenze e convenienze.
Fenoglio e le Langhe: una questione privata poggia dunque su quasi vent’anni di frequentazione e adesione a una materia amatissima, sondata nelle sue corde più profonde e meno oleografiche, con risultati sempre originali. Dire Langa e dire Fenoglio, significa dire quasi la stessa cosa. E se il titolo può sembrare scontato e persino facile, si può star certi del contrario: nella sua globalità, è anzi una sfida a tornare sui luoghi reali e letterari dello scrittore albese, con uno sguardo e un bagaglio diverso.

Gli ultimi sparuti testimoni

La sfida è vinta con umiltà e disponibilità, mettendosi in ascolto: delle singole persone e delle comunità, del paesaggio e del tempo, con le pagine di Fenoglio nel cuore, negli occhi, nelle orecchie. La fortuna di avere ancora – ultimi, sparuti – preziosi testimoni di prima mano e di sentire attraverso di loro ancora tangibile l’uomo Fenoglio (morto nel ’63 e prossimo al centenario della nascita), dà la chiave del documentario: la restituzione di una quotidianità, quella vissuta come consuetudine e alimento letterario dallo scrittore, e quella che trascorrono i discendenti di chi l’ha conosciuto, e che oggi si trovano a vivere, con una consapevolezza diversa e unica, nei cosiddetti luoghi fenogliani. Molto rilievo ha, nell’arco delle puntate, il paese di San Benedetto Belbo, nucleo generatore di storie straordinarie e, sotto un rintocco di campana, è l’incipit faticatissimo e perfetto di La malora ad aprire la passeggiata nella memoria e nel presente, che non risultano mai separati ma un flusso dell’una nell’altro.

San Benedetto Belbo raccontato intorno e dentro alla Censa dei Canonica

Caldarroste e letture fenogliane domenica 22 a San Benedetto Belbo

San Benedetto, luogo di vacanze infantili e di amicizie di una vita, viene raccontato intorno, e dentro, alla censa dei Canonica in via di recupero (il sindaco Emilio Porro, discendente dei proprietari, riesce a farcela vedere con le parole), ai suoi ippocastani e alle sue frazioni (la «barbarica» Cadilù). Ma anche (nella seconda puntata) nel dramma del novembre 1944, quando venne bruciato per rappresaglia antipartigiana dai soldati tedeschi (ed è la lucida voce di una testimone diretta, classe 1923, a guidare la rievocazione).
Il documentario non tralascia di spostarsi poi (nella terza puntata) in un altro toponimo-chiave, Valdivilla – e dunque a raccontare la Langa dei partigiani Fenoglio, Johnny, Milton, accanto a quella ancestrale del parentado, della sotterranea affinità con gli straordinari «vecchi» del ramo paterno. Le letture (di Grasselli e dell’attrice Viviana Magoni) fluiscono con le interviste: la prima voce è quella di Margherita Fenoglio, la figlia che, perduto il padre a soli due anni, confessa oggi di «sentirlo» proprio come lui, nel suo diario, si domandava pensando a «un postero Fenoglio». E poi, forte, la voce di Ugo e Luciana Cerrato, gli amici maestri che sono stati a loro volta, per decenni, i disponibili, generosi amici di tutti i fenogliani del pianeta. Una lunga, affettuosa fedeltà: perché, dice ancora oggi Luciana, con Fenoglio «siamo sempre stati insieme, nel bene e nel male».

e.b.

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