QUARANTENA/2 Il lavoro appare come uno dei nodi più critici nel vissuto degli intervistati. Emerge come una persona su cinque (il 21%) si sia trovata in questi giorni in difficoltà economica e come il 50%, ovvero una su due, pensi che in futuro vivrà problemi analoghi.
Spiega una lettrice: «Vivo sola. Mio papà è mancato il 2 novembre scorso per una polmonite bilaterale. Avevo rinunciato al lavoro per occuparmi di lui. Ora ho quasi 51 anni e dovrò tornare nel mondo del lavoro in un momento decisamente particolare».
La drammaticità delle esperienze individuali si intreccia alla dimensione collettiva. La sofferenza torna nella voce di un’altra lettrice: «Ho uno studio da fisioterapista, che ho chiuso per evitare di creare situazioni di pericolo. Mi ritrovo con un mutuo casa da pagare, le spese per lo studio e il finanziamento della macchina: mille euro al mese di esborsi. Inoltre, sono ciclista professionista, e in questo momento esistono “stupidi” divieti di allenarsi. Quindi non posso fare nessuno dei miei due lavori».
La sensazione di essere abbandonati dalle istituzioni risuona nella voce di un terzo lettore, operativo nel turismo: «Penso che per i pubblici esercizi sia difficile tornare alla normalità. Nessuno verrà al ristorante tanto presto. I gruppi prenotati hanno ormai disdetto fino all’estate». Siamo alla sensazione di un tempo che scade poco a poco, come clessidra capovolta.
- Lockdown possibile senza troppi sforzi per quasi la metà dei lettori
- Uno su due pensa che il prossimo futuro sarà difficile
- Un pendolo che oscilla tra timore del virus e desiderio di solidarietà
- Una linea di demarcazione: per molti la società muterà in modo indelebile
- «Mi sento meno solo perché le mie ansie sono comuni: prima avevo paura della morte, adesso l’ho superata»
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