L’INTERVISTA Parliamo ora di lockdown con Maurizio Maggi, ricercatore di Ires Piemonte.
Nella nostra ricerca sul territorio le persone sembrano oscillare tra sentimenti di ottimismo e di paura. Qual è la sua impressione sullo stato emotivo dei piemontesi?
«Quando parlo con le persone avverto molta insicurezza, non tanto per la mancanza di aiuti dal Governo, quanto per la sensazione che questi supporti arrivino in ritardo rispetto al bisogno. Per il resto, sono stato sorpreso dalla compostezza, dal rispetto dei limiti e delle regole. Nei supermercati non ho mai assistito a scene prevaricatorie verso l’altro, ad assalti agli scaffali o salti della coda. Questo spirito mi ha stupito».
Una delle sensazioni che emergono con maggiore intensità è l’attesa, la sospensione emotiva. Concorda?
«Nessuno pensava che la quarantena sarebbe durata così tanto. Inoltre, si leggono notizie preoccupanti. Interi settori, come quelli culturale o turistico, subiranno un duro colpo e questa crisi avrà conseguenze anche sugli altri comparti, perché causerà una contrazione dei consumi. All’incertezza economica si aggiunge quella sociale. Fino a quando durerà il distanziamento? I ristoranti allestiranno barriere separatorie tra i tavoli? I cambiamenti radicali sono possibili e spaventano».
Eppure molti prefigurano la possibilità di introdurre pure cambiamenti positivi nel nostro vivere sociale.
«A livello lavorativo un cambiamento importante potrebbe essere rappresentato dallo smart working, strumento utilizzabile anche dopo la quarantena. Pensiamo poi all’e-commerce in crescita. Negli ultimi tempi gli acquisti on-line hanno rappresentato un’importante concorrenza per la grande distribuzione e sembrerebbe che lo shopping in rete incida positivamente sulla mobilità, quindi sull’ambiente: le persone riducono gli spostamenti con le proprie vetture, evitando di vagare tra decine di magazzini e centri commerciali. Il terzo punto di possibile miglioramento è rappresentato dalla semplificazione della burocrazia. Molti apparati di controllo di cui ci siamo dotati negli ultimi vent’anni, sia sul fronte finanziario che su quello ambientale, hanno dimostrato di non funzionare a dovere. Serviranno semplificazioni per migliorare l’intera macchina. Pensiamo ai vaccini: in Italia ci vorrebbe un anno e mezzo per raggiungere i risultati che nel Regno Unito si ottengono in un mese. Questa lentezza è imputabile a un soffocante eccesso di burocrazia».
Roberto Aria
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