La comunità da costruire fino ai confini del mondo

PENSIERO PER DOMENICA – ASCENSIONE DEL SIGNORE – 24 MAGGIO

La festa dell’Ascensione coincide con la ripresa delle celebrazioni dopo la lunga pausa per la pandemia. Chi vorrà e potrà tornare in chiesa ascolterà le ultime parole dette da Gesù su questa terra: parole scelte da Luca (At 1,1-11) e Matteo (28,16-20) per la loro carica espressiva. Proviamo a coglierne indicazioni di vita per noi, senza lasciarci distrarre dal fatto che per Luca sono state pronunciate a Gerusalemme, mentre per Matteo in Galilea: il messaggio di vita è più importante del contesto geografico.

La comunità da costruire fino ai confini del mondo
Gesù benedicente su Maria e gli apostoli, miniatura del Turone (Secolo XIV), raffigurante l’Ascensione.

Ora tocca alla Chiesa. Il messaggio evangelico di Gesù è stato molto chiaro: «Andate e fate discepoli tutti i popoli». Tocca alla Chiesa, stando con il suo Signore, andare e crescere in tutto il mondo. È iniziato il tempo della missione, come raccontano gli Atti degli apostoli, da Gerusalemme fino agli estremi confini della terra. L’unica rassicurazione è la promessa di Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». La presenza del Signore risorto dà forza e coraggio.

La missione è testimonianza. «Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Sempre gli Atti degli apostoli ci mostrano che la testimonianza offerta dai primi cristiani è stata uno stile di vita nuovo, più aperto e solidale, più fraterno, più comunitario. Ci viene mostrata una Chiesa basata sulla fiducia, dove tutti possono essere discepoli-missionari.

Non c’è da costruire un regno ma da proporre uno stile di vita diverso. «È questo il tempo in cui ricostruirai il regno di Israele?». L’equivoco messianico, cancellato dalla morte in croce, era evidentemente “risuscitato” con la risurrezione di Gesù. Per l’ennesima volta, Gesù è costretto a precisare il senso della sua missione: non instaurare il regno di Israele in questo mondo, ma annunciare il regno di Dio a tutto il mondo. È un messaggio forte anche per noi oggi: la priorità non è recuperare spazi e visibilità, non è costruire o ampliare recinti del sacro, ma essere fermento nel mondo. Soltanto così, come credenti e come Chiesa, potremo essere significativi e offrire un contributo al mondo del post-coronavirus. Questa può essere una crisi di crescita. Siamo abituati a dare alla parola “crisi” una connotazione solo negativa, quando invece può essere un’opportunità, una sfida, un segno dei tempi per dare più spazio alle piccole comunità attorno alla parola di Dio e promuovere la vita fraterna.

Lidia e Battista Galvagno

Banner Gazzetta d'Alba