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Da una ricerca Ires emerge che uno studente su tre fa fatica nella lettura

Una ricerca dell’Ires fotografa una scuola in cui ci sono luci e ombre. In Piemonte la quota di abbandoni raggiunge il 10,8% e l’emergenza Covid-19 potrebbe peggiorare le cose

Da una ricerca Ires emerge che uno studente su tre fa fatica nella lettura

ISTRUZIONE  La scuola è la principale fabbrica di sogni e paure, fantasmi e desideri. È negli anni della formazione che si giocano le linee evolutive su cui le personalità del futuro verranno poco a poco edificate: tra i banchi e alla lavagna bambini e ragazzi imparano la relazione con gli altri, con sé stessi e col mondo.

Eppure oggi la pedagogia appare dominata da modelli di tipo competitivo e prestazionale, dove gli allievi vengono valutati sulla base di risultati esclusivamente quantitativi, test, interrogazioni. Il modello di apprendimento è di tipo nozionistico, con la sistematica somministrazione di interi libri da memorizzare. Quasi assenti la partecipazione attiva e l’apprendimento emotivo. Inoltre il sistema formativo è vessato da continui tagli, precarietà, incertezza politica e logistica.

L’istituto di ricerca Ires Piemonte ha tentato di indagare questo mondo travagliato e il corrispettivo livello di salute della scuola in Piemonte. I risultati alternano luci e ombre. Innanzitutto nella ricerca pubblicata a inizio giugno emerge come nel 2018-2019 le scuole dell’infanzia regionali siano state frequentate da 102mila bambini. Di questi una quota importante era iscritta in scuole non statali: 35.600 bambini, pari al 34,9 per cento del totale allievi. Il privato rinforza dunque la propria presenza rispetto al pubblico, elemento indicativo di uno Stato sociale sempre più pensato per chi già dispone di risorse. A spaventare è anche il forte calo di iscritti: nell’ultimo quinquennio si registra una variazione negativa del 9,8 per cento, mentre rispetto all’anno precedente mancano all’appello 3.200 bambini, pari al 3 per cento. È una conseguenza drammatica del progressivo calo delle nascite nel Paese.

Altre notizie delicate provengono dal fronte della preparazione effettiva. Spiegano i ricercatori Ires: «In Piemonte nel 2019 quasi un terzo degli allievi in uscita dal primo ciclo (terza media) ha livelli insufficienti in lettura, con una differenza di 10 punti percentuali tra femmine e maschi a sfavore di questi ultimi. Le differenze maggiori tuttavia si osservano in relazione all’origine dello studente: mentre dimostra basse performance in lettura il 27 per cento dei nativi, questa quota sale al 50 per cento per gli adolescenti stranieri di seconda generazione e al 68 per cento per quelli di prima generazione».

Ecco emergere quella che potremmo definire una devastante differenza di classe. La società riserva trattamenti iniqui a seconda della provenienza, delle risorse economiche disponibili e dello status.

Infine, sempre sul fronte delle criticità, emerge come in Piemonte la quota di abbandoni raggiunga il 10,8 per cento. Si tratta di ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni che hanno al massimo la licenza media. Il livello di abbandoni è fortemente diminuito negli anni: nel 2004 si aggirava attorno al 23 per cento. La quota piemontese è più contenuta della media italiana, pari al 13,5 per cento, e nell’ultimo anno si è riavvicinata alla media europea (posizionata al 10,3 per cento). Eppure i numeri odierni parlano di un mondo in cui ancora un ragazzo su dieci esce dal percorso prima del tempo. Un indicatore che narra un sistema sociale competitivo ed escludente verso la fragilità.

Non tutto è drammatico, la scuola nel complesso presenta parametri in miglioramento, come quello della scolarizzazione. Ma la quarantena e l’emergenza sanitaria potrebbero arrestare questa curva positiva, acuendo le divergenze esistenti.

È necessario ascoltare questi segnali, per impedire alla qualità presente nell’universo scolastico di affondare.

Matteo Viberti

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