PIEMONTE Cultura e arte significano emozione, contatto con l’invisibile, esplorazione dell’ignoto. Se questi comparti vengono danneggiati significa che l’organismo sociale si limiterà a un funzionamento meccanico e razionale, efficientista e pragmatico.
Si impoveriranno gli affetti e i sogni, le fantasie e la possibilità di alternative utopiche. Perciò l’Osservatorio culturale del Piemonte ha pubblicato a metà luglio un ampio studio per indagare, dal punto di vista quantitativo, come il settore della cultura si sia mosso nel 2019 e come nel 2020 abbia risentito dell’emergenza sanitaria. Conoscendo la malattia, si spera di individuare la cura. Alla rilevazione hanno preso parte 958 addetti.
Iniziamo dall’anno in corso, tormentato da un lockdown trimestrale che ancora oggi impedisce la realizzazione di molte attività. Nei primi sei mesi dell’anno le perdite stimate raggiungono i 50 milioni: pesano sulle casse delle organizzazioni non soltanto le entrate mancate, ma anche i costi sostenuti durante il periodo di chiusura e sospensione delle attività. In particolare i musei perdono tra i 19 e i 20 milioni di euro, lo spettacolo dal vivo attorno ai 17,5 milioni e il cinema circa 13,5 milioni. Ma i numeri potrebbero risultare peggiori, considerando come nei conteggi non rientrino i contratti per forniture esterne che le organizzazioni hanno interrotto verso le cooperative, le imprese di pulizie, i servizi didattici. In tutto la stima dice che le perdite in Regione superino i 100 milioni. Per fronteggiare la congiuntura drammatica, l’85 per cento dei rispondenti al questionario dell’Osservatorio ha reso disponibili le offerte digitali in maniera completamente gratuita.
È sufficiente pensare come nei sistemi bibliotecari piemontesi in cui è attivo il servizio di libri digitali gli accessi nei mesi da marzo a giugno siano raddoppiati: nel primo semestre del 2020 sono stati quasi raggiunti i numeri di tutto il 2019. I prestiti di e-book nel 2019 sono stati circa 62mila e nei primi 5 mesi del 2020 poco meno di 52mila. Le consultazioni dei quotidiani e delle riviste in tutto il 2019 sono state 1,3 milioni, mentre alla fine di maggio 2020 erano poco meno di 1,1 milioni.
Il digitale può rappresentare una risorsa, ma anche un limite, comportando la spersonalizzazione e la progressiva sottrazione di fisicità del rapporto tra l’uomo e la cultura.
Nel 2019 i castelli di Barolo e Grinzane erano tra i dieci musei più visitati
Secondo i numeri dell’Osservatorio culturale del Piemonte, i musei piemontesi nel 2019 hanno registrato complessivamente 6,67 milioni di ingressi, confermando il risultato raggiunto nel 2018. Tra i 10 musei più visitati figurano il castello Falletti di Barolo (57.700 ingressi) e il castello di Grinzane Cavour (50.298). Per il museo Eusebio di Alba non sono disponibili dati relativi all’anno trascorso, ma per avere un’idea della sua forza attrattiva è sufficiente pensare come nel 2017 fossero stati registrati poco più di 18mila ingressi.
Per quanto riguarda il mondo del cinema, i consumi in Piemonte nel 2019 mostrano una inversione di tendenza rispetto ai risultati degli ultimi due anni: il numero delle presenze e gli incassi aumentano. Nel 2019 sono stati venduti nelle sale cinematografiche del Piemonte 7,2 milioni di biglietti, il 10,2 per cento in più rispetto al 2018, per un incasso complessivo di 46,3 milioni di euro, il 12,3 per cento in più di quanto realizzato nell’anno precedente. Ad Alba nel 2019 sono stati registrati oltre 99mila ingressi, anche qui con un +12,3 per cento rispetto all’anno 2018.
Se i lavoratori sono obbligati alla resa
«Al momento sono senza lavoro. Prima ero un fonico che montava i palchi, pagato metà in nero e metà con un contratto a chiamata. Lavoravo nelle Langhe e nel Roero, ma dopo la quarantena i capi mi hanno detto che non possono più permettersi un dipendente. Il mio obiettivo era imparare il mestiere per aprire poi un’attività tutta mia. Adesso la sensazione di incertezza e confusione è tanta. Mi sono sentito, se devo essere sincero, abbandonato». Sono le parole di Marco, 25 anni. La sua è un’esperienza comune tra i lavoratori del mondo culturale.
Nel 2019 si contavano in Piemonte 15.764 lavoratori dello spettacolo con almeno una giornata retribuita nel corso dell’anno, pari al 5 per cento degli occupati a livello nazionale. Queste persone hanno generato nel complesso poco meno di due milioni di giornate di lavoro e una retribuzione complessiva di 184,4 milioni di euro, corrispondenti a una retribuzione media annua di 11.697 euro e un numero medio annuo di 126 giornate retribuite. In provincia di Cuneo il numero di lavoratori era pari a 1.921, con una media di 88 giornate lavorate e una retribuzione media pari a 5.456 euro. Emerge come nella Granda, rispetto al resto della regione, i lavoratori possano contare su retribuzioni inferiori, o comunque risultino sottoimpiegati rispetto alla media piemontese. Inoltre la quota di coloro che ha avuto accesso a forme di sostegno e di ammortizzatori sociali durante la fase della quarantena non supera il 44 per cento dei rispondenti al questionario. Oltre la metà delle persone attive nel settore artistico e culturale, dunque, risulta esclusa dagli aiuti statali.
Maria Delfino