L’INTERVISTA Parliamo con Mauro Gola, presidente della Camera di commercio di Cuneo da maggio, quando ha ricevuto il testimone da Ferruccio Dardanello. Gola è anche presidente di Confindustria.
Gola, come si può valutare l’economia cuneese?
«Nel 2019, i parametri economici sono risultati migliori di quelli regionali e nazionali: dalla crescita del Pil dell’1,2 per cento, all’aumento della produzione industriale dell’1,1 e dell’export del 4. Bene anche il tasso di occupazione al 69,4 per cento e il tasso di disoccupazione al 4,8 per cento, contro il 7,6 del Piemonte. Da sottolineare anche il dato sulla disoccupazione giovanile, che riguarda i cuneesi dai 15 ai 24 anni: al 31 dicembre, in provincia risultava al 26,8 per cento, un dato migliore rispetto al 29,5 per cento registrato in Italia. Non possiamo dimenticare anche il processo di digitalizzazione delle nostre imprese, che è proseguito in modo significativo, con la creazione di 96 start up innovative, pari a un incremento del 23 per cento rispetto al 2018, mentre le imprese che offrono servizi ad alto contenuto di conoscenza hanno raggiunto il 6,5 per cento del totale, salendo a 4.374, anche se rimane una cifra ancora lontana rispetto al Piemonte e all’Italia, dove rappresentano rispettivamente il 9,4 e l’8,8 per cento del totale. Proprio perché le nostre fondamenta sono solide, lo scoppio dell’emergenza sanitaria ha avuto un impatto pesante, ma meno violento rispetto al resto del Paese. Nonostante ciò, il trimestre gennaio- marzo 2020 rappresenta una linea di demarcazione tra il prima e il dopo anche nel nostro territorio, con ricadute subito rilevanti sul mercato del lavoro, in termini di crollo degli avviamenti, in particolare con riferimento ai giovani, mentre nell’industria è aumentato in modo esponenziale il ricorso alla cassa integrazione».
Quali sono le differenze emerse tra i diversi settori?
«A fare la differenza, il brusco calo del commercio estero verso i Paesi dell’Unione europea. Ne hanno risentito le esportazioni di prodotti delle aziende manifatturiere, nonostante la tenuta dell’alimentare, e la produzione industriale, soprattutto nel tessile e nella metalmeccanica».
Nel quadro cuneese, che realtà rappresenta Alba?
«È sotto gli occhi di tutti l’importanza dell’Albese nel sistema provinciale: la sua vitalità e la sua diversificazione ne fanno una punta di diamante dell’economia del Piemonte e un caso di studio a livello nazionale, anche per come ha saputo sopperire alle gravi carenze infrastrutturali, ma anche per il successo clamoroso nel comparto turistico. Se il concetto di “isola felice” è ormai superato, l’area albese resta e resterà un grande punto di forza per la ripresa. E lo dimostrano i numeri: delle 67.345 sedi d’impresa della Granda registrate in Camera di commercio, 20.852 appartengono al bacino territoriale del Centro per l’impiego di Alba. Nel 2019, ne sono state iscritte 1.104 e hanno cessato l’attività 1.229, con un saldo negativo di 125 unità, che si inserisce nella dinamica generale in flessione riscontrata nella Granda. Dal punto di vista statistico e non solo, merita segnalare come, analizzando le imprese dell’Albese per classe di natura giuridica, emerga che 2.815 sono società di capitali, 4.835 società di persone e 12.738 imprese individuali, mentre 464 hanno altre forme».
Quali iniziative sarebbe necessario mettere in campo per sostenere la ripresa della Granda?
«La storia è ciclica e ci insegna che ogni crisi porta con sé una rinascita e una potenziale crescita. Per questo, ho voluto riportare un aforisma di Winston Churchill: “Le crisi peggiori sono quelle che si sprecano”. Per arrivare a questo risultato, è importante interpretare il cambiamento epocale che si sta profilando. Il principale obiettivo sta nel sostenere il sistema imprenditoriale locale e aiutarlo a ripartire e in questo la Camera di commercio farà la sua parte. L’accelerazione digitale ha dimostrato la sua efficacia in occasione del lockdown e va pertanto potenziata, ma bisogna andare oltre: per risollevarsi dall’emergenza, bisognerà ripensare ai territori, ai loro spazi, a chi li vive e alla competitività mai dettata da un solo fattore, ma da un concorso di elementi che vanno valutati e ponderati al meglio. Anche per questo, una grave crisi può rappresentare un’eccezionale opportunità».
Viglione: i negozianti mostrano tenacia
Un nuovo incarico nazionale per Giuliano Viglione, presidente dell’Associazione commercianti albesi, che è entrato a fare del consiglio nazionale di Confcommercio-Imprese per l’Italia. Viglione era già presente nel consiglio confederale dal 2017, anno in cui è subentrato a Giancarlo Drocco. La presenza di una rappresentanza albese all’interno del massimo organismo di Confcommercio, come unica realtà di un Comune non capoluogo di provincia, deriva dal fatto che l’Aca è stato uno degli enti fondatori dell’Unione regionale commerciale del Piemonte. Ma l’ingresso di Viglione del consiglio nazionale non deriva da questa partecipazione storica, ma da un’elezione formale. Durante la stessa seduta, è stato rieletto come presidente Carlo Sangalli, che guiderà il consiglio dal 2020 al 2025.
Abbiamo rivolto alcune domande a Giuliano Viglione sulla situazione italiana e locale del commercio, alle prese con gli effetti dell’emergenza coronavirus.
Oggi quale momento sta vivendo il settore del commercio in Italia?
«Il commercio italiano stava già vivendo un momento di difficoltà, complicato dalla situazione di emergenza sanitaria, arrivata in modo del tutto inaspettato. Tutte le realtà hanno dovuto affrontare condizioni estreme, fonte di forti disagi, che allo stesso tempo hanno portato alla luce la tenacia tipica del settore imprenditoriale. Il settore alimentare ha saputo affrontare le difficoltà del lockdown, adattandosi e reinventandosi per rispondere nel miglior modo possibile alle esigenze della popolazione. Sull’altro fronte, il settore della somministrazione e il commercio al dettaglio, in particolare l’abbigliamento, sono stati doppiamente colpiti: prima, con il fermo delle attività, e in seguito a causa di una ripartenza lenta e molto difficoltosa».
Il rapporto 2019-2020, pubblicato dalla Camera di commercio delinea una situazione non rosea per il commercio: come procede la ripresa ad Alba, Viglione?
«Viste le norme imposte durante il lockdown, i commercianti hanno compreso a pieno la reale importanza dell’organizzazione tecnologica delle loro attività, in modo da rispondere all’aumento delle vendite on-line. Una svolta che non deve essere vista come un ostacolo, ma come una nuova opportunità. In contemporanea, c’è anche da dire che i clienti hanno compreso il valore dei negozi di vicinato nel tessuto economico e in quello sociale».
Cosa possiamo aspettarci per i prossimi mesi?
«Il blocco dei flussi turistici e il protrarsi dello smart working stanno procrastinando i tempi della ripresa: se il commercio non verrà sostenuto in maniera adeguata, inevitabilmente sarà facile prevedere delle ripercussioni negative dopo l’estate, anche nel nostro territorio. La speranza della ripresa nel periodo autunnale del settore turistico necessita di un aiuto importante, che faccia da traino alla ripartenza del territorio».
Francesca Pinaffo