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Scopriamo perché il papavero è detto “Basadòna” in piemontese

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Basadòna: Papavero di prato, (papaver rhoeas), rosolaccio selvatico

A San Pé, s’ëȓ gȓan o ȓ’è nen tajà, o ȓ’è da tajé (Se a S. Pietro il grano non è tagliato, è da tagliare). Tra le spighe ancora incolte, si è soliti trovare due fiori spontanei. La prima varietà è di colore blu, il fiordaliso, curiosamente chiamato in piemontese stȓassasàch, forse perché quando introdotto nella iuta insieme al resto del raccolto, il suo stelo corrode leggermente il sacco stesso. La seconda varietà è un fiore di colore rosso: la basadòna, di cui parliamo oggi; niente meno che il papavero selvatico, detto anche rosolaccio.

Pianta erbacea annuale, ambasciatrice d’estate, il papavero rappresenta gioia, gioco e meraviglia sin dal nome, poi per il colore e infine grazie al contesto in cui si presenta: chi si diletta a fotografarne in quantità, i pittori ne fanno sfoggio nelle proprie opere, i bambini li raccolgono per omaggiarseli o capovolgendoli li trasformano in ballerine dal rosso tutu.

La fioritura del papavero, raggiunge l’apice nei mesi di Giugno e Luglio; i suoi fiori, dall’inconfondibile colore rosso, sono a calici caduchi formati da morbidi petali di grandi dimensioni, al plurale chiamati basadòne, poiché ricordano proprio un bacio femminile. Del resto, la parola piemontese làver è traducibile sia come labbra, sia come petalo. Altri sinonimi  del papavero in lingua piemontese, a seconda della zona, sono: paȓadòna, pradòna, madonin-a, rosèla, còclicò, ponsò, sòȓcoȓa e soȓchëtta.

Purtroppo però, il papaver rhoeas è considerato una pianta infestante, i cui petali e semi possiedono leggere proprietà sedative. C’è anche chi ne testimonia un sapore antico poiché utilizzato per cucinare un’ottima frittata.

Questa parola viene menzionata più volte nell’apprezzata commedia in due atti “Tant o ȓ’è fòl” di Oscar Barile dove, un bizzarro personaggio di cui si parla sovente ma che non comparirà mai in scena, è soprannominato Tino dȓa basadòna. Tino del papavero.

Proprio nei giorni scorsi mi è capitato di udire il commento di un uomo che constatava la scarsa presenza di papaveri e fiordalisi nei campi, molto più rari rispetto a un tempo. Va a sapere il perché.

Paolo Tibaldi

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