ASSUNZIONI Secondo i dati Silp su elaborazione dell’agenzia Piemonte lavoro, nei primi mesi del 2020 nel bacino del centro per l’impiego Alba-Bra hanno stipulato almeno un contratto 6mila maschi e 4.600 femmine, per un totale di circa 12.500 persone (la somma non corrisponde al totale perché alcuni lavoratori hanno sottoscritto più di un contratto). Nel 67 per cento dei casi si tratta di italiani, nel 15 per cento di cittadini dell’Unione europea e nel 18 per cento di persone provenienti da Paesi non europei. In altre parole, quasi un terzo dei nuovi accordi di lavoro ha coinvolto stranieri che, nel complesso, coprono circa un decimo della popolazione residente. Significa che chi viene da fuori costituisce una risorsa, senza la quale l’intero sistema collasserebbe.
Il problema riguarda non solo il numero, ma pure la tipologia dei contratti: tra quelli attivati, l’81 per cento consiste in incarichi a tempo determinato, il 3 per cento degli assunti è in apprendistato, il 9 per cento è classificato sotto la dicitura “altre tipologie” e solo il 7 per cento di chi trova impiego riesce a portare a casa il tempo indeterminato. Il momento, insomma, sembra più di prima connotato da logiche di breve termine: rapporti lavorativi pensati sul periodo corto e poco propensi a privilegiare la maturazione della relazione tra azienda e dipendente, quest’ultimo costretto a un eterno presente, con una scarsa capacità progettuale.
L’altra dinamica interessante riguarda l’andamento delle assunzioni, considerando il paragone temporale recente: l’emergenza sanitaria da Covid-19 sembra aver influito pesantemente anche sul mondo occupazionale locale. Lo scorso anno le nuove assunzioni ammontavano a circa 10mila nel mese di gennaio, scendevano a 5mila a febbraio, si mantenevano su una media stabile fino ad aprile, per poi risalire a 8mila a maggio. Nel 2020 i numeri sono cambiati radicalmente: le assunzioni quest’anno sono pari a circa 9mila a gennaio, scendono a 3mila a marzo, a circa 2mila ad aprile e non migliorano a maggio. La quarantena ha penalizzato il mondo del lavoro in modo incisivo.
Se consideriamo il periodo compreso tra gennaio 2019 e maggio 2020, vediamo come le assunzioni sembrino seguire una irregolare, lenta ma inesorabile diminuzione. Spiega Roberto Marchetto, responsabile per le cronache del lavoro di Agenzia Piemonte lavoro: «Le assunzioni calano progressivamente in parte perché alcune aziende hanno chiuso, in parte perché altre non si sono fidate a introdurre nuovo personale nel periodo dell’emergenza sanitaria da coronavirus. Sebbene, nel complesso, il bacino di Alba non risulti in crisi come il resto della regione, il settore trainante rappresentato dal turismo è quello più in difficoltà. Stessa dinamica si verifica nel commercio. È necessario che le aziende si ingegnino a individuare innovazioni tecnologiche in grado di compensare almeno parzialmente le restrizioni imposte dalla pandemia. Un’altra strada da percorrere è la ricerca di strategie di produzione alternative: in futuro l’investimento su questa dimensione produttiva determinerà gli andamenti del mondo occupazionale locale, regionale e nazionale».
In tutta Italia il lavoro autonomo continua a segnare pesantemente il passo
Il Ministero del lavoro, con l’Istat, ha pubblicato la scorsa settimana la nota trimestrale sull’andamento dell’occupazione: è un documento che analizza il mercato a livello nazionale. Considerando come la recente emergenza sanitaria da Covid-19 a partire da marzo abbia condizionato, e anche fortemente, i flussi occupazionali, i dati devono essere letti da una speciale prospettiva. In sostanza emerge come nel primo trimestre del 2020 il mondo del lavoro, misurato in termini di Ula – cioè Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno –, subisca una eccezionale diminuzione sia per quanto concerne il profilo congiunturale, vale a dire rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (–6,9%), sia su base annua (–6,4%). A livello congiunturale diminuisce l’occupazione dipendente in termini sia di addetti (–0,4%) sia di posizioni lavorative (–0,5%). Il lavoro indipendente, secondo la rilevazione dell’Istat, continua a diminuire sia in termini congiunturali (–28mila occupati, –0,5%) sia su base annua (–49mila occupati, –0,9%).
Significa che le persone faticano sempre di più a calcare strade di autonomia e di libertà: le condizioni del mercato le portano a non voler avere un impiego autonomo. La crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti, invece, sebbene sia rallentata, continua a riguardare i ruoli a tempo indeterminato (con un +94mila in un anno), mentre quelli a tempo determinato tornano a diminuire (–31mila), dopo la stabilità nel quarto trimestre 2019 e il calo nei tre trimestri precedenti.
Maria Delfino