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La pandemia potrà diventare opportunità per le aree rurali

L’INTERVISTA  Parliamo con Marco Adamo, ricercatore di Ires Piemonte del rapporto sul post pandemia (che trattiamo nella pagina accanto).

Secondo il rapporto Ires, il clima emotivo tra gli imprenditori che conducono una azienda rurale è critico. Che cosa ne pensa, Adamo?

«Mi hanno colpito le risposte degli imprenditori relative al numero di addetti che a causa dell’emergenza sanitaria prevedono di non assumere. Al di là dei numeri stessi che, essendo previsionali, vanno considerati con cautela, mi ha stupito il clima di sfiducia. In diversi settori – in particolare, quello di ristorazione e catering –, le misure di contenimento del Covid-19, unite alla percezione che il flusso di clienti si sarebbe contratto, hanno indotto gli imprenditori a tagliare le assunzioni. La diminuzione della capacità di accoglienza incide però in proporzione sul fatturato, che a sua volta ricade sulla capacità di remunerare adeguatamente il lavoro: va detto che l’occupazione è uno dei principali fattori per limitare l’endemico spopolamento delle aree rurali, specie quelle più marginali».

La pandemia potrà diventare opportunità per le aree rurali

In questo contesto, qual è la situazione dell’area di Langhe e Roero?

«La zona ha vissuto uno straordinario sviluppo del settore turistico, mentre la specializzazione enogastronomica in un contesto paesaggisticamente piacevole ha costituito il motore di una serie d’iniziative culturali dall’enorme potere attrattivo verso i turisti, perlopiù stranieri con buona capacità di spesa. In parallelo a queste forze, anche grazie alle politiche di sviluppo attive su questi territori (ricordiamo il buon lavoro del Gal locale), si è espansa l’offerta: Langhe e Roero sono le aree a maggior concentrazione di bed&breakfast, agriturismi e altre attività ricettive. Naturalmente di questo possono beneficiare anche l’alta Langa e alcune valli della provincia di Cuneo. Purtroppo, la pandemia ha messo in serio pericolo il percorso. Al momento, si parla comunque di una stagione turistica positiva per le aree rurali, con un numero di visitatori addirittura superiore alla capacità di accoglienza. C’è da chiedersi se la tendenza potrà durare o se sia conseguenza dell’emergenza che ha spinto a rifugiarsi in zone ritenute più sicure».

Quali sono le aree di fragilità emerse nel sistema rurale a causa del coronavirus?

«Nella provincia di Cuneo la pandemia ha messo in luce le debolezze delle aree rurali in termini di servizi e infrastrutture, prima fra tutte la mancanza di una rete Internet veloce e stabile, che avrebbe potuto far cogliere opportunità in più per ampliare i canali di vendita, rimanere in contatto con la clientela o anche riorganizzare il lavoro. Infatti, la diffusione dello smart working o di altre modalità da remoto sembra possa assumere caratteri strutturali e ciò potrebbe rendere le zone di campagna – meno dense di abitanti, socialmente più sane e sicure, più salubri dal punto di vista ambientale e più gradevoli – molto appetibili per persone e famiglie. Si devono però operare investimenti in servizi: sanità, istruzione, trasporti. È auspicabile che in sede di programmazione europea una parte consistente dei fondi sia impegnata a eliminare le debolezze strutturali delle aree rurali, cogliendone appieno le opportunità per uno sviluppo sostenibile. D’altra parte, l’ambizioso Green deal che si prefigge di raggiungere la neutralità climatica a livello continentale entro il 2050 troverebbe grosse difficoltà se non tenesse in conto le innumerevoli potenzialità inespresse del mondo rurale».

Maria Delfino

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