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Coldiretti chiede alla Regione di riaprire la caccia al cinghiale

Cinghiali: tutti gli Atc della Granda hanno presentato alla Regione i piani di abbattimento

TORINO «È fondamentale che le azioni di contenimento della fauna selvatica continuino in tutte le province della nostra regione e, anzi, devono diventare maggiormente efficaci alla luce dell’aumento degli incidenti e dei danni provocati dai cinghiali, ma anche del rischio che questi ultimi possano diffondere epizoozie. Nonostante, infatti, il Piemonte rientri fra le zone rosse, gli interventi riconducibili ai piani di contenimento dei cinghiali si possono regolarmente realizzare». È quanto affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale, commentando il provvedimento regionale che, dal 3 novembre, ovvero da quando il Piemonte rientra tra le zone rosse per l’emergenza Covid, ha precauzionalmente sospeso l’attività di caccia.

A seguito dei nuovi casi di peste suina africana (Psa) in Germania la Commissione europea ha pubblicato una decisione di esecuzione che inserisce alcune parti della Sassonia alla lista delle zone da cui è vietata la movimentazione di suini e materiale germinale a fini di scambi intracomunitari fino al 31 gennaio 2021. «Proprio a fronte di questa situazione anche legata alla peste suina, la sospensione della caccia rischia di generare problematiche ancora maggiori, che vanno ad acuire il proliferare continuo del numero di animali selvatici con l’inasprirsi delle criticità e dei rischi collegati, motivo per cui chiediamo che venga riaperta la caccia al cinghiale», continuano Moncalvo e Rivarossa.

Concludono i dirigenti di Coldiretti: «Fino a oggi, come abbiamo già evidenziato durante il Consiglio di Coldiretti Piemonte del 15 ottobre al governatore Alberto Cirio e al vicepresidente Fabio Carosso, i piani di contenimento messi in atto non sono stati sufficienti e così è insostenibile andare avanti per gli imprenditori agricoli, ma anche per i cittadini la cui sicurezza non è assolutamente preservata. Auspichiamo, quindi, che quanto prima la Regione possa fare chiarezza, in quanto la situazione venutasi a creare, già attualmente, risulta insostenibile».

 

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