Le qualità da sfruttare in tempi di emergenza

PENSIERO PER DOMENICA – XXXIII TEMPO ORDINARIO – 15 NOVEMBRE

La parabola dei talenti (Mt 25,14-30) ci fa riflettere sui doni di Dio: non fredde pietre preziose, ma semi da piantare e coltivare, perché diano frutti. Dio chiama tutti a partecipare alla sua opera di creazione e di salvezza del mondo, al punto che il male si identifica col non assumersi le proprie responsabilità, come fa il servo che nasconde il talento sotto terra. I talenti-doni di Dio sono diversi: nel Vangelo non vengono specificati; possiamo provare a farlo noi.

Le qualità da sfruttare in tempi di emergenza
La parabola dei talenti, illustrata attraverso un’icona, secondo la tradizione artistica ortodossa greca.

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Talenti per i tempi normali e talenti per l’emergenza. Già il filosofo Hegel, nella sua Filosofia della storia, insegnava che ci sono uomini con abilità diverse: qualcuno eccelle nel gestire i tempi normali, qualcun altro nel gestire i cambiamenti. È evidente che oggi abbiamo un disperato bisogno di talenti per affrontare l’emergenza. Le letture bibliche ne suggeriscono due. Come scriveva Paolo (1Ts 4,1-6), i tempi di cambiamento esigono innanzitutto prontezza di decisione. Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che ad arrivare improvviso non sarà solo il giorno del Signore, ma può essere anche un microscopico virus. Noi purtroppo ci siamo lasciati sorprendere da esso.

Il talento di chi sa essere previdente. Nella prima lettura (Pr 31,10-31) ci viene illustrato il secondo talento per l’emergenza, attraverso l’elogio di una donna capace di gestire in modo ottimale la propria casa, ovviamente secondo i criteri e le usanze dell’epoca. Essa è definita “perfetta” per la sua capacità di prevedere gli eventi, di programmare l’economia domestica, di infondere fiducia a chi le sta intorno e di fare squadra. Qualità che definirebbero oggi l’uomo politico o l’amministratore ideale! Perché non una donna?

La quarta Giornata mondiale dei poveri. Si celebra oggi, con uno slogan – “Tendi la tua mano al povero” (Sir 7,32) – che si ricollega alla prima lettura. Consapevoli che tenere le «mani in tasca e non lasciarsi commuovere dalla povertà» è nascondere il talento, scorriamo l’elenco di “mani tese” fatto da Francesco: «La mano tesa del medico che si preoccupa di ogni paziente, la mano tesa degli infermieri che, rimangono ad accudire i malati, la mano tesa del farmacista esposto al rischioso contatto con la gente, la mano tesa del sacerdote che benedice con lo strazio nel cuore, la mano tesa del volontario che soccorre chi vive per strada e quanti non hanno da mangiare, la mano tesa di uomini e donne che lavorano per offrire servizi essenziali e sicurezza… Tutte queste mani hanno sfidato il contagio e la paura pur di dare sostegno e consolazione». Talenti ben spesi!

Lidia e Battista Galvagno

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