Arpa analizza da 5 anni la biodiversità in Langa

Arpa analizza da 5 anni la biodiversità in Langa

AMBIENTE  Il clima che cambia è richiesta di soccorso, chiamata di una fragilità esigente. Perciò le realtà aziendali che guardano avanti tentano di mutare i propri metodi produttivi, in un movimento di revisione dei propri schemi etici e dei modelli operativi.

Un primo segnale arriva dal mondo dell’apicoltura: a inizio dicembre Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) ha comunicato che il Piemonte è la prima regione d’Italia per produzione di miele, con 5mila tonnellate su un totale nazionale di 17mila. Sono oltre 205mila gli alveari presenti e 5mila le aziende attive.

Nell’ultimo periodo le popolazioni di api sono state decimate a causa dei fenomeni climatici improvvisi e dell’utilizzo massiccio di fitosanitari, costringendo i produttori alla mobilitazione, come il nostro giornale ha documentato.

La notizia di Ismea potrebbe preludere a un periodo migliore, indicando che le azioni di tutela verso gli insetti impollinatori (fondamentali per l’intero ecosistema) iniziano a sortire i loro effetti.

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Piantumazione delle querce alla cantina
Povero

Il progetto di Cantine Povero a Cisterna d’Asti è un secondo snodo nella direzione della tutela ambientale. Qualche mese fa l’azienda aveva lanciato il progetto “Equilibrio natura”, con l’obiettivo di preservare la biodiversità evitando la monocultura. Il progetto è semplice, ma rivoluzionario in tempi permeati dalla colonizzazione delle colline da parte dei vitigni: su 100 ettari di terreno almeno 20 sono coltivati a seminativo, 30 coperti da boschi e “soltanto” 50 occupati dai vigneti. Oggi la cantina raddoppia lo sforzo, decidendo di piantare 300 querce provenienti da vivai locali, che permetteranno di compensare le emissioni di anidride carbonica (si veda l’intervista della pagina accanto). In effetti, il problema della qualità dell’aria e del suolo appare prioritario nelle aree di Langhe e Roero. Come documentato da Gazzetta d’Alba negli scorsi mesi, l’utilizzo massivo di fitosanitari in agricoltura (soprattutto nelle vigne) contamina le acque, la terra e l’aria, provocando danni sia all’ecosistema – la sparizione di molte specie di insetti come ragni, farfalle, lucciole e ramarri ne è un esempio –sia alla salute, visto che questi prodotti chimici vengono inalati dall’uomo o assorbiti dalla frutta e verdura che mangiamo.

Per generare consapevolezza sul tema, mercoledì 16 (dalle 9 alle 14) e giovedì 17 dicembre (dalle 14 alle 18) sul canale YouTube di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) si terrà un convegno sulle misure previste dal Piano d’azione nazionale per l’utilizzo dei prodotti fitosanitari.
Tra gli altri parteciperà Arpa Piemonte, comunicando alcuni dati relativi a indagini effettuate proprio nei vigneti della nostra area. Spiegano gli organizzatori: «Nel corso di cinque anni di attività (dal 2015 al 2020) sono stati effettuati campionamenti in più di 25 aziende tra biologiche e convenzionali, che hanno partecipato volontariamente al progetto. Le colture oggetto di studio sono state le risaie e i vigneti in Piemonte e i seminativi e i noccioleti nel Lazio. La sperimentazione effettuata è partita dall’ipotesi che il metodo dell’agricoltura biologica fosse quello più in linea con le misure che riguardano la tutela della biodiversità».

Lucrezia: «Piantare alberi per continuare a ottenere successi a lungo termine»

Parliamo con Lucrezia, di Cantine Povero, azienda vitivinicola di Cisterna d’Asti.

Perché avete deciso di piantare 300 querce nei vostri terreni, Lucrezia?

«Mitigare il cambiamento climatico è una delle priorità che ci siamo imposti. Per questo abbiamo deciso di minimizzare le emissioni di anidride carbonica, facendo affidamento su pannelli fotovoltaici e veicoli elettrici. Quest’anno abbiamo anche deciso di predisporre un metodo compensativo delle inevitabili emissioni prodotte dall’azienda. Siccome avevamo 3 ettari disponibili, abbiamo piantato 300 querce. Si tratta di 100 piante per ettaro a 10 metri l’una dall’altra, in modo che la ridotta competizione favorisca lo sviluppo di una chioma rigogliosa, importante per ridurre le emissioni di CO2. Abbiamo scelto il sesto d’impianto a quinconce, in cui le piante vengono messe a dimora ai vertici di un triangolo equilatero. Questo tipo di distribuzione rende il paesaggio più armonico e meno geometrico, in quanto le file non sono parallele, e si riesce a ottimizzare le risorse idriche, nutritive e d’illuminazione».

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L’imprenditrice Lucrezia Povero

Tra gli agricoltori si sta dunque iniziando ad anteporre le logiche ecologiche a quelle del solo profitto?

«Le Langhe ci regalano alcuni dei vini più importanti e prestigiosi del mondo, ma la biodiversità è sempre stata uno dei grandi punti di forza del Roero, infatti questa zona è diversificata, con molti boschi, rocche selvagge e terreni talvolta così impervi da rendere impossibile l’opera dell’uomo. Inoltre, ci sono molte coltivazioni di frutta e verdura. La vicinanza a Torino ha spinto le aziende agricole a produrre non solo vino, ma anche ortaggi. Oggi il prezzo dei terreni sta aumentando anche nel Roero, visto il grande riconoscimento di alcuni vini. Purtroppo, anche qui la foresta tende a lasciare il posto ai vigneti. Se vogliamo avere successo a lungo termine come produttori, dobbiamo impegnarci a salvaguardarli. Noi, con il progetto Equilibrio natura abbiamo scelto di lasciare il 31% della proprietà a bosco. Siccome abbiamo circa 100 ettari di terreno, circa 50 sono a vigneto, 20 a prati e 30 a bosco, pulito dai rifiuti che purtroppo vengono ancora abbandonati, dai rovi e dalle piante infestanti».

Roberto Aria

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