Vendevano in Svizzera vino di Gaja contraffatto : 9 arresti ad Asti

ASTI Usavano vino barbera, aromatizzato con legni, sciroppi e coloranti – tutte sostanze vietate in campo enologico – per un giro di contraffazioni che toccava prestigiose denominazioni nazionali e note aziende delle Langhe fra le quali anche la storica cantina di Angelo Gaja a Barbaresco. Le bottiglie, contraffatte e imbottigliate in un’azienda di Canelli, erano destinate all’esportazione a prezzi competitivi, per lo più in Svizzera dove dalla vendita di 54mila esemplari, il sodalizio criminale aveva ricavato profitti prossimi al milione di euro.

L’operazione, condotta dalle Fiamme gialle del capoluogo provinciale, con il contributo dei Carabinieri del Nas di Alessandria e dal comando dell’Arma di Cuneo ha portato a nove arresti e perquisizioni estese a tutto il Piemonte e alcune province del Nord e Centro Italia. Spiega il tenente colonnello Stefano Notaro della Guardia di Finanza: «Della rete facevano parte autotrasportatori e agenti di commercio che si occupavano di piazzare il prodotto. Alcune ditte di stampaggio delle etichette si curavano la realizzazione di confezioni in tutto simili a quelle originali, riproducendo i contrassegni delle denominazioni».

Più di 10mila le etichette sequestrate nei blitz congiunti assieme a 15mila bottiglie e 200 chili di materiale per le sofisticazioni (per un valore di 200mila euro). Altre 5mila bottiglie sono state confiscate dalle autorità elvetiche coinvolte nell’inchiesta. Amarone, Sassicaia, Valpollicella figuravano fra le Doc e Docg riprodotte: per gli imputati (cinque si trovano agli arresti domiciliari) le accuse vanno dall’associazione a delinquere al riciclaggio alla frode nel commercio delle bevande.

Davide Gallesio

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