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Le Giunte regionali gareggiano a smantellare ferrovie indorando la pillola con piste ciclabili

LETTERA AL GIORNALE Nel vostro sito, c’è un articolo datato mercoledì 13 gennaio 2021, sulla riunione a Narzole per trattare – nihil sub Sole novum – la trasformazione di una ferrovia in pista ciclabile. Questa volta, oggetto delle ire della disinvolta Amministrazione regionale è parte della ferrovia Bra-Ceva, porzione della linea che origina da Carmagnola e che, un tempo, era l’unico collegamento ferroviario tra Torino e Savona.

È a tutti noto che una disastrosa alluvione, nel 1994, ha provocato gravissimi danni ad ambiente, edifici e infrastrutture, compresa la Bra-Ceva, per la cui ricostruzione furono stanziati 68 miliardi di lire (34 milioni di euro), ma non s’è mai saputo quali rivoli hanno preso quei fondi. Anzi, su pressioni facilmente immaginabili, s’è lasciato andare tutto alle ortiche, per poi dismettere una linea preziosa per la mobilità nella media Val Tanaro, utilizzabile quale percorso alternativo per le merci.

Nondimeno, sulla parte tra Bra e Narzole, compreso il raccordo fino a Cherasco, è stata eliminata l’elettrificazione, in nome di chissà quale vantaggio. Ma sarebbe illusorio pensare una pista ciclabile solcata abitualmente da residenti, pendolari e turisti, specie in una zona di fondovalle, poco o punto praticabile in erte stagioni a scopo di pendolarismo e priva d’attrattiva per i turisti.

Le Giunte regionali gareggiano a smantellare ferrovie indorando la pillola con piste ciclabili

La porzione settentrionale della linea è stata dismessa nel 2001, mentre la parte meridionale era già dismessa dal 2000 e, pertanto, il sedime è da ritenersi formalmente libero per qualsiasi utilizzo. Eppure, in una situazione come l’attuale, anche al netto dei disagi provocati dalla pandemia da coronavirus, sarebbe più opportuno meditare un ripristino, a partire da ciò che già è utilizzabile, per poi ricostruire il mancante. C’è infatti una sottostazione elettrica, pienamente riattivabile, unitamente al ripristino dell’elettrificazione e all’installazione della linea aerea sulla tratta Bra-Cavallermaggiore, ripristinando il Bivio Savigliano e sulla Savigliano-Saluzzo-Cuneo. Ciò assicurerebbe già fin d’ora un collegamento di prim’ordine tra media Langa, Roero, Saluzzese e Cuneese, per poi completare l’opera, aggiungendo l’alta Langa e il Monregalese, qualora la diramazione Bastia Mondovì-Mondovì (Altipiano), anch’essa dismessa, tornasse in esercizio, con opportuno raddoppio, trattandosi di servizio metropolitano.

Sono passati più di 150 anni da quando Cavour predicava la separazione dei flussi di traffico stradali da quelli ferroviari, evitando la realizzazione di passaggi a livello e preferendo sottovia o cavalcavia, e così si è cercato e si cerca di lavorare, ma, evidentemente, non quando si tratti di linee complementari, in ispecie in quel Piemonte che ha visto nello stesso Cavour un fautore delle ferrovie, paragonate a un filo che cuce uno stivale, riferendosi al nostro bel Paese.

Purtroppo, da almeno tre consigliature regionali, ci si adopera per favorire oltre ogni logica il mondo della gomma, anche esponendo le più farisaiche motivazioni relative alla mancanza di fondi, evasive con la Giunta Chiamparino, più incisive con la Giunta Cota e, peggio ancora, con l’attuale Giunta Cirio che fa di tutto per eliminare le ferrovie, indorando la pillola con la costruzione di piste ciclabili, peraltro sfruttabili per piccola parte dell’anno, stante il clima poco clemente.

Roberto Borri, Terzo (Al)

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