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San Teobaldo è tra i ritratti d’oro e argento

PALAZZO MADAMA Tra il più antico, che raffigura santa Felicola nell’abbazia di Sainte-Marie d’Aulps in alta Savoia dal XIV secolo, al busto ligneo di santa Margherita d’Antiochia del museo d’arte e storia di Ginevra, del 1500 circa: a metà del percorso d’arte e devozione tra la santa gotica e sorridente, che guarda alla scultura delle cattedrali d’oltralpe negli anni di regno di Filippo il bello, e la martire del III secolo, rappresentata con il realismo di radice fiamminga, ci sarà l’argenteo reliquiario albese di san Teobaldo, opera commissionata dal beato vescovo Alerino Rembaudi a metà del Quattrocento.

La mostra “Ritratti d’oro e d’argento”, curata da Simonetta Castronovo nella sala atelier di palazzo Madama e aperta fino al 12 luglio è allestita con una galleria di busti reliquiario provenienti da tutte le diocesi del Piemonte, raffiguranti santi legati alle devozioni del territorio e alle titolazioni di determinate chiese locali, oltre ad alcuni esemplari provenienti dalla Svizzera e dalla Savoia un tempo nell’orbita Sabauda.

San Teobaldo è tra i ritratti d’oro e argento
Il reliquiario di san Teobaldo

Documentate già dopo l’anno Mille le teche sono ritratti in oreficeria, in rame o in argento dorato, spesso arricchite da pietre preziose, vetri colorati e smalti, e destinate a contenere il cranio del santo. Una produzione in cui convivono il gusto per il ritratto di tradizione classica e le pratiche devozionali teorizzate da alcuni ecclesiastici e filosofi del XII secolo, secondo cui la contemplazione dell’immagine di un santo, realizzata con materiali preziosi, poteva condurre il fedele verso l’elevazione spirituale. La valenza è quindi doppia: opere d’arte e a un tempo oggetto della venerazione dei fedeli.

In Piemonte e nell’area alpina tali testimonianze sono numerose e la mostra si è posta l’obiettivo di comprendere le ragioni di tale successo. Dal gotico, al tardogotico, al naturalismo di fine Quattrocento: tanti sono gli stili artistici presenti nella galleria di santi locali, un tempo assai venerati nella loro città come san Teobaldo di Alba, san Giovenale di Fossano, sant’Evasio di Casale, san Secondo di Asti e san Venanzio di Sarezzano, accanto a santi più internazionali, come san Giorgio e san Maurizio, peraltro centrali nella devozione della dinastia sabauda, o sant’Orsola, con un busto ligneo intagliato e dipinto realizzato a Colonia e arrivato in Piemonte come dono di Manfredi di Montafia, uno dei tanti mercanti lombardi attivi nel Nord Europa nel Medioevo.

Il nostro Teobaldo Roggeri è il santo ciabattino vissuto tra il 1100 e il 1150: trasferitosi ad Alba da Vicoforte, venerato per l’umiltà e la carità verso i poveri, è ricordato nel Rotulo a lui dedicato come sacrestano della cattedrale di San Lorenzo, nella quale dormiva adagiato sulla scala d’ingresso, scoperta durante gli scavi archeologici del 2007. Dopo il ritrovamento del corpo, nel 1429, fu oggetto di culto sia ad Alba – dov’era considerato anche il santo della buona morte – sia a Vico. Il busto venne rubato dal duomo nel 1983 e venduto negli Stati Uniti, andando a far parte della collezione del museo di Minneapolis. Dopo il ritrovamento a opera della redazione di Gazzetta nel 2011, fu recuperato dai Carabinieri del Comando tutela del patrimonio culturale e riconsegnato alla diocesi nel 2014. Da alcuni anni è conservato in una teca all’interno della cappella dedicata al santo in cattedrale. Quella di Torino è la prima mostra nella quale è esposto fuori città.

Nella vetrina centrale è posto il busto in argento di Giove, d’epoca imperiale romana, capolavoro del museo di archeologia, ritrovato in uno scavo archeologico al Piccolo san Bernardo, che introduce il tema dei modelli classici nell’opera degli orafi medievali. L’esposizione nasce da un’iniziativa della rete Art médiéval dans les Alpes che lavora su progetti riguardanti il patrimonio artistico alpino, tanto sul fronte piemontese e valdostano che su quello francese (Savoia) e svizzero (Vaud e Valais). La mostra si lega a una serie di esposizioni che apriranno nello stesso periodo: tutte ruotano attorno al tema delle arti preziose nel ducato di Savoia nel Medioevo. Oltre a palazzo Madama di Torino sono previste esposizioni ad Aosta, Susa (La cassa di sant’Eldrado, capolavoro dell’arte romanica alla Novalesa).

L’orario di apertura della mostra è dalle 11 alle 19 mercoledì e giovedì, 11-20 il venerdì. Rimane chiusa lunedì, martedì e nel fine settimana.

p.r.

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