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Del Trotti (Confartigianato): «Solo un terzo delle imprese della ristorazione potranno riaprire»

Il rappresentante dei produttori dolciari ritiene inaccettabili le misure previste dal decreto Riaperture

Chiusure anticipate degli esercizi pubblici, Poggio: «provvedimento inutile che danneggia ulteriormente un settore già duramente colpito»
RISTORAZIONE Da domani, giovedì 29, la Provincia di Cuneo entrerà in zona gialla, ma sono ancora tante le incertezze e criticità rispetto alle nuove direttive per gli addetti che lavorano nel settore della ristorazione.
Il decreto ha sancito l’apertura, di fatto, soltanto dei locali che hanno spazi all’aperto. Non solo, anche il caffè potrà essere servito al bancone soltanto se è presente una struttura esterna. Si è scatenata una confusione interpretativa che ha contribuito ad alimentare incertezze e sgomento fra gli addetti del settore.
Spiega Alessandro Del Trotti, presidente dai produttori dolciari di Confartigianato imprese Piemonte: «È inaccettabile che nel decreto Riaperture non sia prevista la consumazione al banco per le attività di ristorazione, compresa quella artigiana, così come per i bar. C’è stata l’ennesima comunicazione fatta all’ultimo momento con l’aggravante della mancanza di chiarezza affidata solo a una precisazione di una circolare del Ministero dell’interno».
La vendita diretta della pasticceria artigianale coinvolge in Piemonte 1.618 imprese, nelle quali lavorano 4.780 addetti. Di queste, sono circa 1.200 le imprese artigiane, che si stima rappresentino il 76,4 per cento del comparto. A completare il settore si contano, in Piemonte, oltre 3.700 rosticcerie e pizzerie artigiane.
Continua Del Trotti: «Ci domandiamo la motivazione per cui il passaggio in zona gialla non preveda il ritorno alle norme precedentemente previste per questo colore, con la possibilità di consumo al bancone e sul posto. In pratica chi non ha tavoli all’aperto potrà continuare solo con l’asporto. Il nuovo decreto si profila quindi come una regressione e non come una promozione, anche perché solo un quinto delle imprese artigiane dispongono di un dehor, la cui capienza è comunque limitata e ulteriormente ridotta dal tetto massimo di quattro persone per tavolo. Prevediamo che soltanto un terzo delle imprese del settore potranno riaprire al pubblico».
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