La verità si fa consumando le suole delle proprie scarpe

La verità si fa consumando le suole delle proprie scarpe
Un operatore documenta i segni della guerra tra i cartelli della droga su una cappella in Messico.

GIORNATA DELLE COMUNICAZIONI Ancora una volta, per la Giornata mondiale delle comunicazioni del 16 maggio, papa Francesco ci ha offerto una magistrale lezione. Che non è solo di giornalismo, ma anche di vita. «Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono è il tema del suo messaggio per quest’anno. In linea con lo stile del comunicatore per eccellenza, Gesù, che ha chiamato i primi apostoli col semplice invito a “venire e vedere”. E in piena sintonia con il suo magistero che, fin dall’inizio del pontificato, ha proposto una “Chiesa in uscita”, non arroccata sulle proprie posizioni o dentro i sacri recinti, tanto meno malata di autoreferenzialità. Meglio tra la gente, in mezzo al popolo di Dio, anche correndo il rischio di essere “incidentata”. Così come al pastore richiede di non stare a monte o a valle, ma in mezzo al gregge, con l’odore delle pecore addosso.

Concetti, questi, che applicati al mondo della comunicazione svelano pigrizie e difetti dell’informazione dei nostri giorni, sempre più appiattita e autoreferenziale, con “giornali fotocopia” e “verità preconfezionate”, per lo più “di palazzo”, distanti dagli interessi della gente e delle famiglie, incapaci di cogliere i veri problemi della società e la vita concreta delle persone. E tutto ciò in un quadro di grave crisi dell’editoria, che deve fare i conti con l’avvento impetuoso ma spesso disordinato e disorientante del digitale. La Rete ci ha aperto un mondo nuovo, con infinite possibilità di accesso all’informazione di ogni tipo, illudendoci però di avere il mondo a portata di mano con un semplice click. I nuovi media ci offrono una tempestività mai conosciuta prima. Ci rendono tutti protagonisti, testimoni e comunicatori in diretta di eventi che i media tradizionali faticano a raggiungere.

Siamo di fronte alla più grande rivoluzione dell’umanità, con un’accelerazione impressionante in merito ai mezzi e alle possibilità che la tecnologia mette a nostra disposizione. Un’opportunità incredibile anche per l’evangelizzazione e per una nuova pastorale in questo cambio d’epoca cui stiamo assistendo. Guai, quindi, a demonizzare la Rete o i social network. Benché non possiamo ignorare quanto grandi siano i rischi e i pericoli di un uso indiscriminato del digitale, senza un’accurata preparazione, una buona capacità di discernimento. E in assenza di un maturo senso di responsabilità.

Oggi non abbiamo più bisogno di rincorrere le notizie. Ne siamo sommersi a ogni istante. Il problema, però, è saper distinguere le verità dalle fake news, in una comunicazione dove circola di tutto. E dove tutto è appiattito allo stesso livello, senza alcuna distinzione o priorità. E, soprattutto, senza alcuna verifica e certificazione della veridicità di quanto ci è offerto. Per quanto potente sia la tecnologia digitale, papa Francesco mette in guardia gli operatori dell’informazione dal pericolo di restare incollati davanti al computer e ai terminali delle agenzie, senza più uscire per strada. E ricorda un principio tuttora valido: che l’informazione si fa coi piedi. Nel senso che occorre «consumare le suole delle scarpe», per incontrare le persone, cercare storie e verificare di persona.

Domenico Quirico, ostaggio per mesi in Siria e naufrago su un barcone di migranti dalla Libia, fotografa molto bene la situazione: «L’idea che il giornalismo sia tecnologia, purtroppo condivisa da molti editori di oggi, è totalmente sbagliata. L’atto giornalistico è la condivisione di storie umane che abbiamo il dovere di raccontare e che possono essere raccontate soltanto sulla base dell’essere con quegli uomini, del vederli, dell’ascoltare, del camminare con loro, e con loro soffrire, aver paura, sognare e tradurre tutto questo in una narrazione giornalistica». Fedeli alla verità e al patto di lealtà con i lettori, che devono sapere di non essere mai traditi o ingannati. E dando voce a chi non ha voce, agli ultimi della terra di cui non si occupano le cronache. Come avviene per le guerre dimenticate o per i più poveri privati di vaccino.

Antonio Sciortino

Banner Gazzetta d'Alba