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Fusione Intesa-Ubi, i sindacati chiedono fatti e non solo parole

Fusione Intesa-Ubi, i sindacati chiedono fatti e non solo parole

CUNEO «Ancora solo parole dai vertici di Intesa sugli effetti della problematica operazione di integrazione di Ubi nel sistema informatico e organizzativo di Intesa Sanpaolo», si legge in una nota dei sindacati Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil  e Rsa provincia di cuneo. «Nella presentazione della nuova banca dei territori e nelle interviste sui quotidiani locali il responsabile  Barrese ha parlato “di problemi tecnici per lo più risolti o in fase di risoluzione”.  Nel prendere atto che l’azienda finalmente riconosca l’esistenza di “problemi” che fino a pochi giorni fa erano stati ignorati o minimizzati, ribadiamo con forza che è solo grazie al grande impegno di tutti i dipendenti di Intesa, vecchi e nuovi, se tali inconvenienti hanno avuto un impatto contenuto nei confronti della clientela».

Le sigle sindacali proseguono: «È doveroso ricordare, relativamente al personale rinveniente da Ubi, che l’azienda dichiarò nel corso della trattativa di fusione, che i problemi erano “perlopiù” dovuti alla loro individuale “resistenza al cambiamento”. Sosteniamo che la dedizione delle lavoratrici e lavoratori è stata fondamentale in questo delicato momento, nonostante la cronica carenza di organici da tempo denunciata, della mancanza di adeguata formazione, di una riorganizzazione aziendale avvenuta in simultanea con la fusione del gruppo Ubi in Isp, nonché del clima lavorativo “pesante”, caratterizzato da pressioni commerciali non più sostenibili, per il quale registriamo la recente brusca interruzione della trattativa che denota una diversità di vedute estremamente ampia tra azienda e organizzazioni sindacali».

Secondo i sindacati l’azienda continua a sottovalutare l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 in cui si è svolta l’operazione di integrazione e riorganizzazione Intesa Sanpaolo – Ubi, «mentre invece continua ad incrementare i budget di vendita incurante delle modalità e delle condizioni in cui i colleghi stanno operando, che provocano spesso effetti gravi dal punto di vista psicologico, con un preoccupante aumento dei casi di malattia ed addirittura dimissioni.  I problemi sono ben lungi dall’essere risolti: come, ad esempio, lo strategico settore dell’agribusiness di recente costituzione, ancora frenato dalla mancanza di organici e dalla mancanza di adeguata formazione.  Per dare risposte che colleghe e colleghi tutti si attendono, occorrono fatti… le belle parole non bastano», conclude la nota.

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