Abitare il piemontese: scopriamo il significato della parola Andovin

Bozza automatica 306

ANDOVIN Rabdomante, veggente, indovino, individuo divinatorio supersensoriale.

Come si chiama in piemontese il rabdomante? Molto spesso questa domanda vien fuori e così, per questa puntata ho cominciato una ricerca rivelatasi più ostica del previsto. Il rabdomante è un mestiere antichissimo e un corrispondente piemontese dovrà pur esserci! La rabdomanzia è una pratica che consiste nell’individuazione di acqua o di metalli nel sottosuolo mediante uno strumento di legno, solitamente a forma di Y, usato come amplificatore dei movimenti generati dal materiale ricercato.

Come si chiama chi pratica questa operazione? Ho attinto a vari libri, ho chiesto in giro e mi sono affidato alla memoria di alcuni ottuagenari. Le risposte sono svariate, chissà quale sia la più completa. Cominciamo con il setmin o sotmin che dir si voglia. Letteralmente è il settimino: pare che i nati al settimo mese di gestazione fossero in possesso di particolari doti, tra cui quelle curative. Dunque il setmin è più accostabile a un guaritore, un medicastro che si occupa della salute di persone e animali.
Poi c’è un’altra figura dotata di particolari sensibilità, quella del chiòniu, colui che azzarda le previsioni su natura e meteo. Costui sì, individua l’acqua, ma soprattutto quando è proveniente dal cielo. Oggi la parola è in assoluto disuso, ma pensiamo a quanto sia diffuso il cognome piemontese Chionio. Altra ipotesi, sempre più aderente alla soluzione, è molto semplice e popolare: col c’o màrca r’eva (colui che segna l’acqua). Ma la versione più corretta anche secondo i rabdomanti stessi, pare essere andovin. La traduzione immediata è quella di indovino. Ma cosa indovina? Può essere un astrologo, un veggente, certamente un settimino o un rabdomante, appunto. Si tratta di una figura supersensoriale, dal momento che andviné significa predire. L’etimo latino di indovino è infatti divinare, divinum.

L’andovin ha la capacità di individuare na dos d’eva (una fonte d’acqua) o na ven-a (una vena) nel sottosuolo. Le finalità sono interessantissime e legate a fattori energetici di fondamentale importanza per la vita e la psicofisicità degli esseri viventi, a cominciare dalla costruzione di un edificio residenziale o di culto.

Paolo Tibaldi

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