L’intervista: «Per l’Asti-Cuneo no al viadotto, sì al tunnel»

BRA I tre Sì che caratterizzano il nome del comitato Sì Sì Sì, nato a Bra, si possono declinare in questo modo: Sì al completamento della Asti-Cuneo, Sì alla superstrada senza pedaggio e Sì al tunnel a una canna. Il comitato si sta battendo per modificare il progetto del tracciato in superficie, che dovrebbe essere realizzato nel tratto tra Cherasco e la diga Enel a Verduno, riportando l’attenzione sulla galleria a una canna, assai meno impattante.

L'intervista: «Per l'Asti-Cuneo no al viadotto, sì al tunnel»

Gianni Rinaudo, a nome del comitato, risponde ad alcune nostre domande.

Il comitato è allarmato per la possibile distruzione della biodiversità: quale l’impatto del futuro cantiere su questa zona?

«Quello che ancora resta della biodiversità incontaminata della bassa Langa è nel territorio dove passerebbe il tracciato esterno con un viadotto, che potrà essere solo devastante in quanto interessa luoghi con caratteristiche orografiche, geologiche e paesistiche di elevata qualità. L’ultima e unica porzione della bassa Langa rimasta “illesa’’ dalla pesante urbanizzazione avvenuta in questi anni. Le colline delle Langhe, negli ultimi decenni in particolare, sono diventate importanti per la cultura, il turismo, il paesaggio e soprattutto per la produzione vinicola e della nocciola. Per tutto questo bisogna tutelarne la biodiversità. Ricorre proprio in questi giorni il settimo anniversario del riconoscimento Unesco in cui le Langhe sono state definite patrimonio dell’umanità. Dobbiamo impegnarci tutti perché siano realmente un “patrimonio”. Diversamente sarà il disastro per le nostre coltivazioni e la nostra economia. Se si distrugge altra biodiversità bisognerà usare sempre più chimica, compromettendo la qualità del vino e delle nocciole. Negli anni a seguire la biodiversità rappresenta un salvagente indispensabile per l’economia albese e braidese».

A supporto delle vostre richieste citate la drammatica situazione della strada che conduce al tunnel di Tenda: ci sarebbero affinità con il tracciato in superficie dell’At-Cn?

«Abbiamo citato i fenomeni avvenuti a ottobre 2020 alla strada del versante francese del Tenda solo per aiutare a riflettere. Ci sembra che il punto di vista del geologo Giorgio Martinotti, che si scaglia contro le costruzioni non compatibili con il contesto ambientale, sia veritiero e lungimirante».

Avete chiamato in causa, nel vostro appello, molte personalità: da Petrini a Quaglia, da Fogliato a Bo: c’è stata qualche presa di posizione al riguardo della galleria?

«Per ora no. Intanto però i nostri followers stanno crescendo e questo è un segnale positivo. Riteniamo che la soluzione per fare tutto per bene e rapidamente esista: si tratta dell’ipotesi in galleria che ha completato da tempo tutto il processo autorizzativo, concluso dopo lunghi anni di trattative e numerose conferenze dei servizi».

Quali altre forme di azione intendete attuare?

«Continuare a dialogare con le rappresentanze del nostro territorio e informare i cittadini indicando i fatti nero su bianco».

Valter Manzone

Secondo il comitato i documenti parlano chiaro

INFRASTRUTTURE La proposta della galleria immaginata dal comitato Sì Sì Sì prevede la realizzazione dell’opera in un terreno già oggetto di critiche ai tempi del cantiere dell’ospedale unico.

Spiega il comitato: «Si legge nell’archivio della documentazione Arpa: “Sifrap (Sistema informativo fenomeni franosi in Piemonte): Verduno (cascina Pradonio), una porzione del versante ubicato a nord del concentrico di Verduno è interessata da un dissesto gravitativo, contraddistinto da caratteristiche geomorfologiche non particolarmente evidenti, ma che si palesa per i diffusi movimenti registrati dalla rete inclinometrica in circa 15 anni di misure. Nella zona superiore della frana è in corso di costruzione il nuovo ospedale Alba-Bra mentre in corrispondenza della sua parte inferiore verrà realizzato un tratto autostradale della Asti-Cuneo”». Sottolinea il comitato Sì Sì Sì: «Nel 2007, iniziata la costruzione dell’ospedale, i costi lievitano da subito per la franosità del terreno, divenendo presto una voragine per le casse pubbliche. Si dovettero piantare nel terreno 900 plinti in cemento armato e realizzare una diga in cemento armato lunga 260 metri, solo per sostenere la struttura. Se nel 2002 (Conferenza dei servizi tenutasi presso la sede del Ministero dell’ambiente), poi ancora nel 2011 e nel 2015 si preferì, scientificamente, il tracciato in galleria forse è perché si considerò che costruire il tracciato esterno tra il moncone di Cherasco della Asti- Cuneo e Verduno, causa la paleofrana e i rii, avrebbe comportato rischi».

«Del resto la bocciatura del progetto risalente al 1998 (uguale a quello che stanno riproponendo ora) era in gran parte attribuibile a ragioni di natura geotecnica».

v.m.

Banner Gazzetta d'Alba