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Fra Luca, cappuccino braidese esperto dei templari parla ad Alessandria

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BRA I templari hanno da sempre suscitato fantasie e mistero, tanto da riempire libri e trasmissioni televisive ma erano semplicemente dei monaci e cavalieri che hanno fatto tanto bene alla gente. Ne è prova Valmala, in Valle Varaita, feudo templare che arrivava fino alla pianura, tocca Murello e giù fino a Motta San Giovanni di Cavallermaggiore, poi cascina Ercolana di Falchetto e Motta Isnardi di Sanfrè, come sottolinea uno studioso saluzzese, Pierfrancesco Rolando, autore di un libro su Valmala e i templari.

Fra Luca, cappuccino braidese esperto dei templari parla ad Alessandria
fra Luca Isella

In questi giorni, dal 26 al 29 agosto, Alessandria ospita il Festival internazionale dei templari, nato da un’idea di Simonetta Cerrini, storica e saggista, e Gian Piero Alloisio, drammaturgo e cantautore. Il mondo della storia e quello dell’arte si fondono dando vita a spettacoli serali e lezioni pomeridiane volte a raccontare la leggenda, le fake news e il mistero che ancora oggi affascina milioni di persone in tutto il mondo. Incontri, teatro e canzoni per raccontare la storia, il mistero e la leggenda. Tra i relatori di questo convegno c’è un braidese: fra Luca Isella (Pier Giorgio Isella), uno dei massimi studiosi dei templari e non solo. Ha studiato molto la storia locale braidese e qualche mese fa ha scoperto l’esistenza di una vecchia chiesa sotto la parrocchiale di Boschetto, tuttora in fase di studio. A lui abbiamo rivolto alcune domande per capire qualcosa in più sull’importanza di questo evento.

Sei stato invitato a un convegno internazionale sui Templari: ci dici qualcosa su questo Ordine che tanto suscita mistero e fantasie ma di cui si sono dette anche tante cose sbagliate?

«I templari sono stati un grande Ordine religioso di monaci-guerrieri formatosi a seguito della necessità di tutelare i cristiani pellegrini in Terra santa e gli stessi luoghi cari alle origini della fede cristiana. In seguito, per vicende varie divenuto anche un organizzato ente armato internazionale, con notevoli capacità finanziarie, tanto da sostenere come banchieri re e principi. I templari vissero quasi due secoli dal 1120 al 1312 quando furono soppressi dal Papa per le accuse di eresia; in realtà la soppressione salvò la vita a molti appartenenti e sottrasse i loro beni all’ingordigia omicida di Filippo il Bello, re di Francia, che con accuse in gran parte false e infamanti voleva appropriarsi delle loro ricchezze e prestigio. La singolarità del Tempio è dovuta alla loro complessa natura, a un tempo frati, uomini di Dio, e perciò stesso pacifici, e quindi armati e disposti a uccidere per difendere chi aggredisce. Ciò li espose all’invidia, considerati e talora visti come persone segrete e presuntuose. Anche oggi su di loro circola ancora letteratura fasulla, portatrice di sensazioni vuote e senza reale documentazione storico-critica. Ben venga questo incontro a raggio allargato che unisce insieme sia accademici di nazioni diverse che studiosi e ricercatori per far conoscere a tanti il percorso storico reale».

Come è nata la tua passione per i templari e per la storia? Non è la prima volta che hai a che fare con i templari. Quando eri superiore al Monte dei Cappuccini a Torino hai scoperto manufatti templari?

«La passione per la storia ha reso possibile il mio l’incontro con i segni della presenza dei templari a Torino, Monte dei Cappuccini. Era il 1992, nel giardino del convento, attraverso lavori di restauro, rinvenni in modo imprevisto oggetti sepolti come resti di un antico e sconosciuto corredo funebre: frammenti di una ciotola ceramica medievale ed un cucchiaio di rame, entrambe segnati dalla caratteristica Croce patente del Tempio. Nello stesso luogo, molti anni prima, erano stati rinvenuti i resti di un’antica inumazione, ora era emerso il corredo. La sorpresa si accompagnò allo sconcerto, percepii la complessità e le possibili difficoltà che il rinvenimento poteva produrre. Insieme ad amici collaboratori, antropologi e archeologi dovetti impegnarmi a conoscere da vicino lo scomparso Ordine del tempio in particolare la loro relazione con la città e il Monte dei Cappuccini, allora era la Bastita di Torino. Il rischio di sbagliare era possibile. Negli anni, oltre ad amici docenti, ebbi aiuti importanti che mi consentirono di raggiungere una sufficiente garanzia: Giampietro Casiraghi, Renato Grilletto, Guido Amoretti, Elena Bellomo, e in particolare Simonetta Cerrini, oggi promotrice e organizzatrice con Giampiero Alloisio del Festival internazionale. La relazione che mi è stata chiesta riguarda le presenze templari in Piemonte, e spunti sul Monte delle Bastita, dove i monaci guerrieri passarono. Negli anni, oltre a pubblicazioni fatte, mi sono state richieste anche conferenze e tavole rotonde in vari luoghi del Piemonte».

Lino Ferrero

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