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Abitare il piemontese: la parola della settimana è Rastlèiȓe

Lo straordinario di Paolo Tibaldi 1

Rastlèiȓe Recupero, mediante rastrello, di quanto rimasto nel campo; operazione di ravviamento mediante l’attrezzo del rastrello.

È il cosiddetto capitale umano e popolare a suggerirmi contenuti disinteressati, gioiosi e aneddotici per della rubrica; è esser cresciuto in una famiglia che mi ha avvicinato alle tradizioni popolari con semplice quotidianità; è la compagnia del Nostro Teatro di Sinio ad avermi accolto e acceso l’idea di Abitare il piemontese; è lo spirito di ricerca e di curiosità che spero mi caratterizzi. È la sfida di chi dice che ai giovani non interessi la lingua dei nostri nonni; è un po’ tutto questo.

Ma vorrei condividere con i lettori, nonostante non lo scriva ogni settimana, che vi sono alcuni documenti imprescindibili che consulto di tanto in tanto, ognuno con proprie peculiarità: il vocabolario piemontese-italiano di Camillo Brero, il dizionario piemontese di Gianfranco Gribaudo, il preziosissimo repertorio etimologico piemontese curato da Anna Cornagliotti. C’è però un documento che parla il mio piemontese: il vocabolario Rastlèiȓe di Primo Culasso e Silvio Viberti (buonanima), uscito nel 2003, sulla parlata dell’albese e delle colline circostanti, dove sono nato e vivo. Lemmi aviti recuperati (letteralmente e letterariamente) con il rastrello, metafora di un’operazione rurale e faticosa, un evidente lavoro di ricerca antropologica e sociale. Il cosiddetto lessico famigliare.

Sono circa 12mila le parole di Rastlèiȓe; oltre a essere vocabolario è anche un dizionario, poiché si tiene conto della semiotica, vale a dire la filosofia dei segni inclusa la pronuncia, nel rispetto della parlata del territorio dichiarato. Una tipicità tra tutte è la proverbiale ȓ fricativa. Ha avuto successo Rastlèiȓe, è piaciuto a molte persone, tanto da esserne uscita una seconda edizione nel 2013 che conservo con la gradita dedica dell’autore. Non vuol essere questo uno spazio pubblicitario, ma un atto di gratitudine a questo servizio culturale probabilmente più grande del lessico che contiene; desidero dedicare a questa parola e al suo significato la puntata di questa settimana, che permette alla rubrica di compiere il suo quinto anno di vita.

Paolo Tibaldi

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