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L’allarme dei medici di famiglia: impossibile prenotare tamponi

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Immagine d'archivio

CUNEO «L’aspetto che riteniamo più grave è il perdurare, a ormai due anni dall’inizio della pandemia, delle consuete difficoltà organizzative e gestionali da parte delle strutture deputate al governo del territorio», si può condensare in una sola frase la situazione sanitaria vista dagli studi dei medici di famiglia.

«Da giorni risulta impossibile,  per i medici di famiglia ed i medici di continuita’ assistenziale (ex guardia medica), riuscire a prenotare, presso gli hub ospedalieri o delle Asl, un tampone molecolare o antigenico (rapido) per i pazienti che presentano sintomi o che ne necessitano per motivi burocratici (lavorativi, di salute pubblica, di fine quarantena)», si legge nella nota della Fimmg di Cuneo.

Il sindacato dei medici di famiglia parla di “battaglia dei tamponi” con medici che non riescono a prenotare neppure per i pazienti sintomatici a causa della saturazione dei posti e intanto il virus si diffonde con velocità mai vista, ridimensionato nella sua ricaduta clinica ma quanto mai prorompente nei suoi risvolti amministrativi e burocratici.

«I Sisp (servizi di igiene e sanità pubblica) sono saturi e tracciano molto a rilento, con ritardi anche di sette giorni prima di contattare i pazienti positivi che i medici hanno individuato e isolato a domicilio. Analogamente anche le farmacie accreditate, presso cui i cittadini possono rivolgersi per l’effettuazione dei tamponi antigenici rapidi, risultano oberate di richieste, con file chilometriche al di fuori delle farmacie stesse e spazi dedicati sempre completamente saturati», prosegue la nota Fimmg.

Tra quarantene, isolamenti e prenotazioni varie, la medicina generale nel suo insieme continua a lottare, sostanzialmente da sola sul territorio, e, insieme ai pronto soccorso deve continuare a rispondere ai bisogni di salute su più fronti, a partire dalla doppia campagna vaccinale in corso (Covid e influenza stagionale) per proseguire con la gestione ambulatoriale e domiciliare delle patologie acute e croniche, all’assistenza nelle Rsa e a domicilio: tutte attività non certo di minore portata nell’attività medica quotidiana e che la pandemia non ha ridotto.

«In tutto questo turbillon  di attività e impegni (tutti di alta responsabilità professionale) iniziano a mancare le energie quindi le possibilità  per reggere ritmi inumani che portano a ricevere anche 100 telefonate al giorno, a lavorare oltre 12 ore tutti i giorni, spesso festivi compresi, e con la necessità di fare quotidianamente i conti con le carenze organizzative pregresse, francamente inaccettabili a due anni dall’inizio della pandemia, nel pieno della quarta ondata», spiegano i medici.

Con gli ambulatori ospedalieri che stanno nuovamente chiudendo, i medici di famiglia restano senza possibilità di consulenze specialistiche e accertamenti diagnostici esclusi quelli urgenti. Inoltre la carenza di giovani medici non garantisce il normale ricambio generazionale e persino le sostituzioni per ferie o per malattia. «Questa sensazione di isolamento e di inefficienza rende ogni giorno più difficile alla medicina generale lo svolgimento di una attività clinica e assistenziale, inevitabilmente demotiva noi operatori, che pure ci sforziamo di fornire risposte, anche con iniziative organizzative locali, e soprattutto rischia di peggiorare la qualità e l’efficienza dell’assistenza alla popolazione.

Intanto non manca, sui mass media, chi non trova di meglio che additarci come la causa di tutti i problemi dell’assistenza sanitaria territoriale: francamente e sinceramente diciamo basta a chi approfitta della pandemia per progettare una “nuova sanità territoriale” con nuovi padroni e con medici sempre più sudditi», concludono i medici.

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