Sos per i profughi di Dablo. Il vescovo Debernardi lancia un appello dal Burkina Faso

Sos per i profughi di Dablo. Il vescovo Debernardi lancia un appello dal Burkina Faso

«Durante la notte, in questi mesi si sente il freddo. I più a rischio sono i bambini»

Ha voluto vedere di persona la situazione. Nonostante i rischi che il viaggio comporta, il vescovo emerito di Pinerolo Pier Giorgio Debernardi ha raggiunto, accompagnato da due giornalisti locali, il villaggio di Kaya, a Nord della capitale Ouagadougou. Qui ha potuto verificare con i suoi occhi le condizioni del campo profughi dove sono ospitate migliaia di persona sfollate dalla cittadina di Dablo che nelle settimane scorse è stata devastato dai terroristi di matrice jihadista.

«Presso lo stadio comunale di Kaya – racconta monsignor Debernardi – la gente è ammassata e cerca ripari di fortuna. La struttura, naturalmente, non ha nulla a che vedere con i nostri moderni stadi e mancano i servizi igienici. Soprattutto la notte si rivela difficile. La gente dorme sdraiata sul terreno da gioco; mancano le coperte. Per fortuna sono finiti i mesi delle piogge, ma durante la notte, in questi mesi si sente il freddo. I più a rischio sono i bambini.

Alcuni volontari locali preparano un piatto (molto povero!) a mezzogiorno e uno alla sera. Ma la situazione è precaria. Mancano anche abiti adatti. Molti sono vestiti di stracci. Qui ho incontrato il sindaco di Dablo. Anche lui vive in mezzo ai suoi concittadini».

Sos per i profughi di Dablo. Il vescovo Debernardi lancia un appello dal Burkina Faso 1

Dablo con i suoi villaggi risulta completamente distrutta. Non c’è più una casa in piedi. Tutto è stato bruciato e demolito. A cominciare dagli edifici pubblici: prefettura, municipio, luoghi di culto, scuole, negozi. «È una desolazione – prosegue il vescovo emerito – . Il vicesindaco mi diceva che ci vorranno più di cinque anni per riedificare la cittadina, ammesso e non concesso che i suoi abitanti possano ritornare…»

La violenza dei terroristi ha messo in fuga non soltanto la popolazione di Dablo, ma anche quella di Foube (tra questi due paesi sono circa 38mila le persone in fuga che hanno trovato rifugio a Kaya) e di Barsalogho. «Il sindaco mi accennava anche al fatto particolarmente doloroso che nella fuga precipitosa da Dablo e da Foube, durante la notte si sono perse diverse persone nella brousse. Mancano ancora all’appello parecchi bambini e ragazzi. Le ricerche sono ostacolate dalla presenza di bande terroristiche. Sono molti mesi che il Sahel subisce una recrudescenza del terrorismo. Non mi sbaglio definendo il terrorismo di questi ultimi tempi feroce e sanguinario».

Alla vigilia della festa dell’Immacolata Debernardi è tornato a Kaya per incontrare alcune famiglie in situazione critica a causa dei loro bambini traumatizzati dagli atti terroristici di cui sono stati spettatori a Dablo.

«Ho anche incontrato alcuni volontari di “Medici senza frontiere” che prestano un servizio esemplare in mezzo ai déplacés. Mi hanno segnalato la necessità di farmaci per far fronte alle emergenze, ma qui è difficile procurarseli».

Monsignor Debernardi si è attivato su più fronti: la raccolta farmaci i primis, e poi un progetto per dare agli sfollati una sistemazione più dignitosa e duratura, vista l’attuale impossibilità di ritornare nei villaggi di origine.

«Il direttore della Caritas-Ocades locale mi ha comunicato che la Caritas Italiana ha già risposto all’appello e si unirà alle altre Caritas europee per realizzare delle abitazioni provvisorie per tutti gli sfollati. Questa è un’operazione che andrà orchestrata in modo intelligente e funzionale per scongiurare la nascita di una favelas con tutti i problemi che questo comporterebbe. Non è escluso che tutta questa gente possa iniziare qui una nuova vita, anche se dovranno ripartire da zero perché hanno perso tutto il poco che avevano».

Crisi di governo

Dopo le manifestazioni di protesta dei partiti di opposizione, dopo la recrudescenza dell’azione terroristica nei confronti dell’esercito, dopo la distruzione di cittadine come Dablo e l’esodo in massa di migliaia di persone verso Kaya, il capo dello stato, Roch Marc Christian Kaboré, lo scorso 8 dicembre, ha sciolto il governo presieduto dal primo ministro Christophe Dabire.

Anche all’intero delle gerarchie dell’esercito si prevedono notevoli cambiamenti.

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