PIEMONTE «Su 3.700 posti e una presenza reale di oltre quattromila persone, sono stati più di mille i positivi da Covid nelle carceri piemontesi. Oggi sono 188 a Torino in lieve calo, 44 a Vercelli, due ad Asti con una forte discesa, 13 ad Alessandria, 20 a Biella e 33 a Ivrea. La maggior parte sono asintomatici o paucisintomatici».
Sono questi i numeri che il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte, Bruno Mellano, ha fornito durante l’audizione in Commissione Legalità (presidente Giorgio Bertola). «La questione sanitaria è un’utile cartina di tornasole per capire come stanno andando le carceri piemontesi», ha proseguito, «che hanno avuto più difficoltà a fare il salto di innovazione fatto in altri settori della società. Registriamo una difficoltà di dialogo tra ministero della Giustizia e ministero della Sanità, tra amministrazione carceraria e Asl. Torino, con le sue difficoltà strutturali, è stato tra i luoghi italiani con più problemi, come riportato anche dalle cronache. Nelle strutture più chiuse e ad alta sicurezza, come Asti, Saluzzo e Cuneo, sono esplosi i primi focolai. Non c’è stata una vera ristrutturazione del servizio e a questo va aggiunta, in particolare per il capoluogo, la necessità di profonde ristrutturazioni degli ambienti. Queste difficoltà sono state riscontrate anche nella campagna di vaccinazione: abbiamo chiesto di intervenire per aumentare la consapevolezza dell’importanza dell’immunizzazione. Fino al 31 dicembre non avevamo un quadro definitivo della copertura, oggi abbiamo un report ogni quindici giorni e dati in crescita».
La Commissione ha sentito anche la Garante della Città di Torino, Monica Gallo, che ha sottolineato come: «Siamo arrivati a questa seconda grande ondata che non ha fatto tesoro dell’esperienza passata. Il padiglione adibito a reparto Covid non ha una presenza costante di un medico, per cui quando i contagi sono aumentati bruscamente le persone sono rimaste chiuse in cella per tutta la durata della malattia, con conseguente paura e disagio per il malato e la famiglia. Rispetto al caso del Sestante, che è arrivato alle cronache locali e nazionali dopo l’articolo di Susanna Marietti, ho più volte sollecitato la chiusura della struttura. Adesso è cominciata la ristrutturazione, ma il problema si è spostato in un’altra sezione: è la gestione dei detenuti con disturbi comportamentali o psichiatrici che va rivista completamente». Ha aggiunto Gallo: «La maggior parte dei problemi segnalati sono legati alla gestione sanitaria all’interno dell’istituto penitenziario: lunghissime attese per visite ed esami, errori, 250 persone che aspettano una protesi dentaria. L’11% della popolazione, circa 160 persone, sono giovani con problemi di tossicodipendenza, a cui talvolta si aggiungono disturbi comportamentali, che necessitano di percorsi dedicati».