Non bastano i numeri per la medicina territoriale servono strumenti e risorse

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CUNEO La segreteria provinciale del Pd e Maria Peano responsabile sanità del partito provinciale illustrano la loro posizione riguardo il recente annuncio dei fondi per case e ospedali di comunità.

«I tempi sono strettissimi, entro fine mese si dovrà consegnare al Ministero il  piano per i servizi sanitari regionali.

Non è sufficiente snocciolare numeri di case di comunità, ospedali di comunità e centrali operative che sorgeranno sul territorio per proclamare che oggi nasce la medicina territoriale.

Non sono (solo) i muri che fanno la medicina territoriale ma strumenti e risorse, umane soprattutto, la pandemia ce l’ha insegnato molto bene, ma di questo dal governo regionale non abbiamo eco.

Interrogativi che esigono risposte ormai dopo che il vaso di pandora scoperchiato dal Covid-19  ha fatto emergere le tante criticità di un sistema territoriale fragilissimo.

Quali attività concrete daranno “sostanza” alle case e agli ospedali di comunità? Con quali strumenti governeremo queste attività? Quali risorse e soprattutto quali gli obiettivi? In questo momento come Partito democratico attraverso le agorà stiamo portando avanti un confronto serrato con le rappresentanze, con gli operatori sanitari per non perdere la grande opportunità delle risorse del Pnrr.

L’obiettivo è quello di ripensare la medicina territoriale attraverso una proposta che regga alla prova dei fatti, sviluppata insieme ai medici di medicina generale, specialisti e gli operatori sanitari e non contro, che risponda ai bisogni di innovazione delle prestazioni e sia soprattutto sostenibile nel tempo; rispondere al carico burocratico a cui sono trasversalmente coinvolti tutti gli operatori sanitari per cui il tempo da dedicare ai pazienti è drammaticamente sceso, dimenticandoci che il tempo della comunicazione e dell’ascolto è tempo di cura, con sistemi informatici antiquati che non dialogano fra di loro; il tema della privacy usata non come tutela vera dei pazienti ma come terrorismo sui sanitari.

E poi non solo case di comunità ma urge ripensare la casa come primo luogo di cura, il potenziamento dunque delle cure domiciliari e riorganizzare così prevenzione e cronicità nei territori.

A questo si aggiunge il tema della conformazione del nostro territorio provinciale che non deve perdere la presenza preziosa del personale sanitario nelle aree rurali e montane.

Questi sono a nostro parere i contenuti che il Governo regionale deve affrontare accanto alle proposte di edilizia sanitaria, perché la lezione dell’emergenza Covid non passi invano lasciando le cose uguali a come erano prima e per garantire un sistema sanitario rispettoso della sua missione universalistica, che non alimenti le diseguaglianze, ma sia capace di dare una risposta ai bisogni di salute di tutti i suoi cittadini».

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