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Non si presta attenzione alle conseguenze della cementificazione sul nostro territorio

Un polo turistico da 80 ettari tra Grinzane Cavour e Diano

LETTERA AL GIORNALE Egregio direttore, domenica 5 dicembre sono stato a Cherasco alla rassegna Cine food. Alla proiezione del film in calendario è intervenuto il climatologo Luca Mercalli: egli ha parlato dei possibili scenari futuri con i cambiamenti del clima sul pianeta e sul territorio di Langa, che per la sua viticoltura dipende dal clima. Cambiamenti che possono essere catastrofici se non si interviene subito e che non rappresentano più delle ipotesi ma sono accettati dalla comunità scientifica.
Il film-documentario The Human element del 2018, regia di Matthew Testa, parla dei cambiamenti già in atto negli Usa e delle gravi conseguenze subite dalla popolazione: innalzamento delle acque, qualità dell’aria compromessa in certe aree industriali, incendi che colpiscono la California e intere aree devastate dall’estrazione mineraria.

Rimango perciò senza parole quando leggo sul suo giornale del progetto Langaverde, presentato come la panacea di tutti i mali alla stampa, al pubblico, alle Amministrazioni e ai proprietari sulle cui terre dovrebbe essere realizzato. Trattasi di un complesso turistico di 80 ettari tra Gallo Grinzane e Diano d’Alba, nella regione Conforso, comprensivo di un campo da golf da 18 buche e di un resort di lusso. Io penso che questi due eventi appena citati, siano tra loro contrastanti e creano uno stridore insopportabile.

Lasciamo perdere il nome del progetto, perché di verde non ha proprio nulla. È normale vedere il sollevamento dell’opinione pubblica, contraria a questo tipo di progetti faraonici e di grande impatto ambientale, perché a dispetto del nome, richiedono nuove colate di cemento ai piedi delle colline Unesco e uno stravolgimento totale del paesaggio. Non è più di queste cose che abbiamo bisogno. Un amministratore lungimirante e coscienzioso boccerebbe subito questo tipo di proposte. Mi chiedo perché ancora certi imprenditori si debbano riempire la bocca di queste idee definendole futuristiche e portatrici di benessere al nostro territorio. Non lo sono affatto.

Ne abbiamo già avuto un esempio nei Comuni di Novello e Monforte, ove ora è tutto abbandonato a sé stesso. Non possiamo più permetterci di trattare il territorio come luogo di conquista per nuove idee imprenditoriali senza capo né coda. Non siamo più negli anni ’80-’90 in cui si erigevano capannoni in ogni angolo avendo in testa solo un’idea di benessere fasullo e distruggendo l’ambiente.

Abbiamo già varcato il limite di non ritorno verso una condizione di normalità del clima per il nostro prossimo futuro. Quello che ci attende sarà un periodo di condizioni climatiche altalenanti, tra periodi di normalità e fenomeni estremi sempre più frequenti che si abbatteranno sulle nostre aree, fregandosene se su di esse viene coltivato il Nebbiolo da Barolo o il Barbaresco, il Roero o l’Asti spumante.

Il Comune di Alba (per esempio) ha appena autorizzato un nuovo supermercato a San Cassiano, dicendo addio a una delle ultime aree verdi. Poco prima ne è stato inaugurato uno in corso Piave. Più recentemente un nuovo capannone è stato eretto in corso Barolo. Si sentiva l’esigenza di un nuovo supermercato in città? Non sono già abbastanza?

Cosa ne è stato dell’esperienza appena vissuta del lockdown, in cui tutti immaginavamo una nuova ripartenza, un futuro migliore e più sostenibile? Dove sono finiti i ragazzi del Friday for future che sono sfilati ad Alba nel 2019 e 2021 dietro l’entusiasmo per Greta Tumberg? È ora di tornare allo scoperto e far sentire la vostra voce.

Spero vivamente che ci sia un’inversione a “U” sulla gestione del territorio. Nuovo cemento significa temperature più alte d’estate e minore capacità di assorbimento della Co2. Riflettiamoci prima che sia troppo tardi.

lettera firmata

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