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Bartali, il campione e l’eroe nel disegno di Lorena Canottiere

Bartali, il campione  e l’eroe nel disegno  di Lorena Canottiere

GRAPHIC NOVEL Avevamo lasciato, due anni fa, Lorena Canottiere sulle pagine della sua interpretazione illustrata, gigantesca tra fiaba ed epica, di Bella ciao. Il canto della Resistenza (edita da Einaudi Ragazzi). Ritroviamo oggi questa autrice albese, già notevole scrittrice in proprio di romanzi e racconti disegnati e dipinti, al fianco dello sceneggiatore Julian Voloj nella realizzazione di Bartali. La scelta silenziosa di un campione (Coconino press-Fandango).

Una biografia a fumetti del ciclista toscano (1914-2000), un nome e una figura che anche in chi di sport non si interessa bastano a evocare un racconto del ’900. Per piacevole curiosità, per chi di questo racconto già sapesse, la biografia di Voloj-Canottiere esce ora in italiano (con traduzione dell’illustratrice) dopo un’originaria edizione francese quasi sincrona (2021). Nella Francia dei rivali Louison Bobet e Raoul Rémy, il libro è intitolato, più didascalicamente, Gino Bartali. Un champion cycliste parmi les justes: la vita e il carattere di Bartali, nelle intenzioni degli autori, sono concentrati e riassunti nella scelta che decise di compiere negli anni del nazifascismo e delle leggi razziste che rivestirono l’antisemitismo in Italia, mettendo popolarità e pedali al servizio di una rete clandestina di assistenza e protezione agli ebrei perseguitati.

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Lorena Canottiere

Così, il campione che aveva vinto due Giri d’Italia (1936 e 1937) e il Tour del France (1938), in attesa che finisse la guerra e riprendessero le gare, continuava ufficialmente ad allenarsi in lunghe uscite tra Firenze e Assisi (180 chilometri: «una bella gita», anche pensando alle bici e alle strade di allora…), nascondendo nei tubi del telaio fotografie e documenti falsificati. Un corriere di lusso, che si fa gregario di una causa giusta: la sua fama e riconoscibilità (il «naso triste come una salita», gli «occhi allegri da italiano in gita», per citare, è inevitabile, la canzone di Conte) sono un’arma rischiosamente adoperata, sempre sul filo dello smascheramento.

L’attività di resistente, mai da Bartali resa nota in pubblico, gli è valsa riconoscimenti postumi: nel settembre 2013 – è annotato in chiusura – fu insignito dell’onorificenza di Giusto tra le nazioni dallo Yad Vashem: da cui il sottotitolo francese del volume). E gli vale appunto ora anche questo graphic novel, in cui Lorena torna a occuparsi di temi e situazioni che le sono cari per educazione ricevuta e convinzioni personali (si ricordi anche il suo bellissimo romanzo Verdad, del 2016), con la consueta attenzione alla sfera dell’adolescenza, età di confronti, interrogazioni, costruzioni. Naturalmente, il fatto culminante della vita sportiva di Gino Bartali (ma non solo sportiva, e non solo sua) resta la vittoria improbabile (a 34 anni) e subito leggendaria al Tour de France del 1948: dieci anni dopo la sua precedente, vittoriosa partecipazione (un record tuttora insuperato). E la sceneggiatura di Voloj si apre proprio sul traguardo di una delle prime tappe del ’48: dove Bartali è dietro, secondo i generali pronostici.

Subito, in flashback, parte il racconto della vita di un ragazzino figlio di un muratore che vede nella bicicletta un mezzo inebriante di espressione in un periodo storico in cui esprimersi liberamente è sempre meno possibile; che diventa un professionista ma all’apice delle sue potenzialità deve fermarsi per la guerra; che attraversa quegli anni bui facendo la «scelta silenziosa» del titolo; e che – la sceneggiatura ritorna al Tour del ’48 – viene motivato a vincere per unificare gli animi del suo Paese, in subbuglio dopo l’attentato a Togliatti del 14 luglio. Ma la vittoria è quanto di più perfetto anche letterariamente: perché accade, appunto, contro pronostico, in situazioni avverse, in condizioni (psicologiche, fisiche, climatiche) che aumentano le peripezie.

Si è parlato di flashback: viene di dirlo, perché il fumetto è vicino al cinema, le strisce sono state considerate, in passato, parenti povere del cinema: rischiando di non vedere, dei loro mezzi leggeri, quanto possano essere ricchi.

Così Bartali va letto anche secondo l’angolazione delle inquadrature, il montaggio tra le scene, la scelta di primi piani e campi lunghi, le tavole lasciate in silenzio (Canottiere è in questo bravissima), il cambio di ritmo nel contorno accentuato o sospeso delle singole illustrazioni se non delle intere tavole. Il rosso è il colore dominante della fotografia, con una miriade di variazioni di tonalità e illuminazione, che evitano la tentazione di cliché antichizzanti come i bordini dentellati o il bianco e nero a tutti i costi.

Noi, per inciso, vedremmo bene, da molti anni, questo rosso e altri colori nella realizzazione dei racconti fenogliani che hanno in bambini e ragazzi (Un giorno di fuoco, Il gorgo, L’addio…) il loro motivo più profondo, la loro segreta efficacia.

Edoardo Borra

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