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Bra: palazzo Garrone, sede per l’Archivio Arpino

A Bra e dintorni inseguendo le tracce di Giovanni Arpino

BRA Un quotidiano ha ospitato una serie di articoli sull’archivio di Giovanni Arpino. Nell’ultimo, datato 9 marzo e firmato da Mariachiara Giacosa, Tommaso, unico figlio dello scrittore legato a Bra, si dice preoccupato riguardo alla scelta della sede per l’archivio paterno. Oltre un anno fa Tommaso Arpino decide di rendere pubblico e donare quanto raccolse e ordinato dalla mamma, Caterina Brero, morta nel 2018. La prima soluzione proposta a Bra, sistemarlo in una parte della biblioteca che reca il nome di suo padre, non gli è sembrata adeguata: «Al momento mi sembra più probabile che l’archivio di mio padre vada altrove, piuttosto che resti a Bra (…) Io credo che mio padre meriti uno spazio solo per sé (…) così come Fenoglio ad Alba o Pavese a Santo Stefano Belbo (…) Nel 2027 c’è il centenario della nascita (…) voglio che sia tutto a posto per la sua memoria e quella di mia madre Caterina».

Bra: palazzo Garrone, sede per l'Archivio Arpino
Fabio Bailo, consigliere alla cultura di Bra, e Tommaso Arpino

Sulla vicenda è intervenuta anche la Lega braidese, all’opposizione in Comune, che con un comunicato, ha chiesto un maggiore impegno dell’Amministrazione Fogliato per non perdere l’opportunità di «ospitare e rendere fruibile il grande archivio». Secondo il consigliere delegato alla cultura, Fabio Bailo, «l’impegno di Bra nel ricordare Arpino è stato, e sarà, sempre massimo. Ultimamente, abbiamo contribuito economicamente alla ristampa, per i tipi dell’Araba Fenice, di una delle ultime opere di Giovanni, Il contadino Gené, che sarà disponibile da maggio». E per quanto riguarda l’archivio Arpino, si prospetta una soluzione di prestigio: «Stiamo lavorando da tempo nel cercare una sistemazione adeguata, insieme alla fondazione Crc, che ha espresso il desiderio di essere parte del progetto, e a Tommaso Arpino. Nel centro polifunzionale sarà spostato tutto l’archivio comunale, uno dei pochi in Piemonte a non presentare buchi dal Medioevo a oggi: l’idea iniziale era di ospitare anche quello dello scrittore. Nell’adiacente sala studio, troverebbero spazio i circa ottanta quadri della sua collezione. Recentemente è uscita una nuova opportunità, offerta dai fondi del Pnrr: con il previsto recupero di palazzo Garrone, l’Amministrazione proporrà al signor Arpino, che incontreremo prossimi giorni, di spostare l’archivio in un locale dell’edificio. La collocazione al polifunzionale, quindi, sarebbe temporanea. La vicenda è complicata, con molti attori coinvolti: da parte nostra, c’è tutta la disponibilità a trovare la soluzione ideale».

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Giovanni Arpino

Tommaso Arpino da parte sua dice di «non avere nulla da aggiungere rispetto a quanto detto. Penso che, ora, dovrebbe di nuovo calare un po’ di silenzio sulla questione. Sono in una sorta di conclave e attendo risposte, di rumore ne è già stato fatto abbastanza e spero si smuova qualcosa. La fumata bianca arriverà, mio padre diceva sempre sagrinte nen». Nell’archivio sono conservati carte, fotografie e scritti di vario tipo, «tutto quanto è necessario per ricordare un grande scrittore. In più, ci sono una vasta biblioteca e una pinacoteca, quest’ultima costituita da opere donate dai suoi amici torinesi. C’è molto materiale da studiare e catalogare. Già adesso, comunque, è a disposizione di studenti e ricercatori. Mia mamma radunò a Bra quanto era nelle nostre case di Torino e Milano, raccolse tutto in maniera certosina. Era professoressa di matematica e scienze, veniva da Santa Vittoria e aveva una cultura sconfinata». Sembra si possa arrivare a una conclusione felice, senza che tutto si trasformi in Una nuvola d’ira, per citare una delle opere arpiniane più famose.

Davide Barile

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