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In cantina la parola d’ordine è sostenibilità

In cantina la parola d’ordine è sostenibilità

ENOLOGIA Cinquant’anni fa la parola d’ordine era massima produttività; alla fine degli anni Novanta arrivarono i giapponesi con la filosofia qualità totale. Oggi domina una frase: «Sostenibilità ambientale». Sul tema abbiamo intervistato due cantine che in tempi non sospetti hanno creduto e investito in sostenibilità a vari livelli.

Alla cooperativa Terre del Barolo di Castiglione Falletto, il direttore Stefano Pesci e l’agronoma Martina Tarditi spiegano: «Per noi la sostenibilità è totale, sia nei vigneti dei nostri associati, correlata ai nuovi trattamenti antiparassitari, condotti in relazione all’andamento climatico, sia nei vini, per primi quelli della nuova linea Arnaldo Rivera. Un gruppo di lavoro interno segue tutte le pratiche relative alle certificazioni. Sulle concimazioni diamo priorità a quelle organiche: sovesci, inerbimenti e, quando possibile, letame di stalle familiari. Sono banditi i diserbanti chimici; per gli antiparassitari attuiamo un progetto green che prevede il controllo di residui sull’uva. La cantina da alcuni anni incentiva le produzioni biologiche certificate e produce vini biologici. Il 90 per cento dei soci aderisce ai progetti di sostenibilità, ricevendone i giusti incentivi. Speriamo di arrivare al 100 per cento».

La sostenibilità si declina anche con la gestione delle risorse naturali e del consumo energetico: «Cerchiamo di recuperare l’acqua utilizzata, separando le piovane da quelle grigie e nere. Le piovane e le grigie vengono raccolte nel nostro depuratore. Si tratta di un impianto nuovo: le acque sono trattare e microfiltrate; dall’anno prossimo c’è la possibilità di potabilizzarle, in modo da poterle riutilizzare. C’è da ricordare che ogni bottiglia in uscita dalla cantina richiede l’utilizzo di almeno due litri di acqua».

Dall’altra parte del Tanaro, a Vezza, presso la cantina Demarie, il titolare Paolo sostiene che «costruendo la cantina nel 2013, già nel progetto, abbiamo seguito alcune precise linee per un impatto ambientale minimo e soprattutto funzionale: la classe energetica è A+ grazie a muri e tetto isolati contro la dispersione di calore. Disponiamo di un impianto fotovoltaico di potenza superiore al nostro fabbisogno; non utilizziamo gas per combustione e per riscaldamento abbiamo una caldaia a biomasse. Acque grigie e nere sono trattate con tempi e impianti dedicati, defluiscono in un impianto di fitodepurazione: zeolite, ghiaia e radici di piante specifiche abbattono la carica batterica per un riutilizzo dell’acqua nell’irrigazione dei giardini oppure per diluire trattamenti antiparassitari. Per noi la sostenibilità ambientale ha un valore etico, ma anche economico: è una valenza che diventa importante per l’immagine della cantina e di conseguenza per il mercato».

l.t.

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