Quando la viticoltura favorisce l’integrazione

REPORTAGE Da Canove di Govone, ci spostiamo tra le colline di Langa, nel cortile di una delle cascine dell’azienda vitivinicola Ceretto, ai piedi della collina dove si trova la tenuta Monsordo Bernardina. Qui il cortile si anima dopo le 16.30. Prima si sente il rumore dei trattori e dei furgoncini che scendono dalle strade di campagna, poi le voci dei lavoratori e delle lavoratrici che tornano alla base, dopo aver terminato il loro turno di lavoro.

Quando la viticoltura favorisce l’integrazione
Mohammed Fofana viene dal Gambia e lavora da Ceretto

Mohammed Fofana è uno di loro. Ventidue anni, viene dal Gambia e ha già vissuto tante vite. Per esempio, un anno fa non aveva un lavoro e neppure una casa. Dormiva vicino alle sponde del Tanaro, in una baracca che si era costruito coi materiali che era riuscito a trovare. Alba per lui era una meta da raggiungere, dopo le esperienze non facili nella raccolta delle arance al Sud.
Racconta Mohammed: «Quando sono arrivato in Italia avevo meno di vent’anni; ero da solo, su un barcone partito dalla Libia. Prima di arrivare in Piemonte, vivevo a Cosenza. Poi, ho sentito che in questa zona c’erano buone opportunità di lavoro e sono partito. Ma devo dire che all’inizio è stato difficile. Vivere all’addiaccio è davvero brutto. Ma non potevo fare altro in quel momento, perché parlavo poco l’italiano, non avevo amici e non sapevo come muovermi». C’è un momento preciso che segna la svolta. E cioè quando, grazie a un ragazzo gambiano, il giovane ha scoperto Apro. «Mi ha parlato di un corso per trovare lavoro. E mi sono detto: bene, ci vado, questa può essere una buona occasione».

Il corso si chiama Accompagnamento alla scelta professionale, una full immersion da ottobre a giugno per orientare le persone al mondo del lavoro, che comprende anche tre mesi di stage in un’azienda del territorio, che può essere una cantina, una fabbrica o un’attività della ristorazione. Lucio Aimasso è il referente del corso, gratuito e finanziato dalla Regione: «Oggi il target di riferimento è rappresentato da giovani che faticano a inserirsi nel mondo del lavoro, la maggior parte stranieri. Si comincia con una parte teorica che prevede una serie di laboratori, dal settore meccanico alla cucina. E poi si passa ai tre mesi di stage, fondamentali perché rappresentano una reale opportunità di inserimento. Abbiamo messo in piedi una rete di aziende che credono molto in questo progetto: da un lato hanno bisogno di assumere, ma dall’altro investono sulle persone. Non si parla di beneficenza, ma di un sistema imprenditoriale lungimirante. In questi anni, sono diverse le storie a lieto fine».

Potrebbe essere definita così quella di Mohammed: «All’inizio, non eravamo a conoscenza delle sue condizioni abitative. Dopo averlo scoperto, ci siamo attivati per aiutarlo sul momento, fino a quando ha iniziato lo stage da Ceretto». È così che il giovane si è trasferito nella cascina, in uno degli alloggi che l’azienda mette a disposizione degli stagionali e dei lavoratori che ne hanno bisogno. Poi è arrivato il contratto per un anno, che gli ha permesso di essere più autonomo e di affittarsi un appartamento in viale Masera. Mohammed non ha dubbi: «La mia vita è stata difficile, ma sono felice per come sono andate le cose. Ad Alba mi trovo bene e mi piace il lavoro in vigna. Se penso a quello che ho vissuto, spero che la mia storia possa servire a dare speranza».

f.p.

Bruno Ceretto ha ristrutturato le cascine per i suoi dipendenti

Dignità: quando parla dei lavoratori del comparto agricolo, Bruno Ceretto sottolinea questo termine. «Non si può pensare di vendere le nostre bottiglie di Barolo a 50 euro e poi non garantire le migliori condizioni ai propri dipendenti: chi lavora va pagato il giusto e tutti i diritti devono essere garantiti», esordisce.

«Noi lavoriamo molto con gli stranieri da più di quarant’anni: oggi in azienda ci sono italiani, ma pure lavoratori originari della Romania oppure del Bangladesh e nell’ultimo periodo anche dell’Africa, come Mohammed, la cui storia ci ha molto colpiti». La scelta dell’azienda Ceretto è stata quella di recuperare le cascine presenti nei diversi terreni su cui opera: «Restituiamo un patrimonio edilizio che altrimenti verrebbe perduto, anche nell’ottica del miglioramento del nostro paesaggio, e mettiamo gli alloggi a disposizione dei nostri dipendenti, a fronte di una somma simbolica».

L’imprenditore conferma che oggi si fatica a trovare addetti, e non soltanto nel comparto agricolo: «Ce ne rendiamo conto anche nei nostri ristoranti. Fin dalle scuole, bisogna invece educare i giovani a comprendere le tante opportunità che il turismo e la viticoltura offrono sul nostro territorio. Per chi invece è alla ricerca di lavoro nel settore, serve pensare a un sistema in grado di offrire le giuste opportunità. Certo, è un percorso culturale, ma possiamo farcela».

f.p.

Banner Gazzetta d'Alba