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Se chiudono i negozi e le banche nei piccoli paesi scende il silenzio

Se chiudono i negozi e le banche nei piccoli paesi scende il silenzio 2

L’INCHIESTA Un piccolo negozio con le serrande abbassate. Un’intera via silenziosa, senza nessun rumore. Il fenomeno della desertificazione sembra investire le Langhe e il Roero. Secondo uno studio pubblicato da Ires Piemonte a metà febbraio (è la seconda puntata dell’analisi già raccontata da Gazzetta a gennaio), nella nostra regione sono oltre tre milioni le persone che vivono in aree rurali. Come ha spiegato il ricercatore Stefano Cavaletto, «il fenomeno della marginalizzazione dei territori collinari e montani è presente dal secondo dopoguerra, quando l’industrializzazione ha spinto gran parte della popolazione a concentrarsi verso i poli urbani. Il calo demografico ha causato, nei decenni, una diminuzione dei servizi e un degrado del patrimonio culturale e paesaggistico innescando una spirale negativa molto difficile da fermare. Nel contesto si inserisce la frammentazione amministrativa, problema che riguarda storicamente la nostra regione e che negli ultimi anni ha accresciuto ancora più la differenza nella qualità dei servizi erogati rispetto alle aree più urbanizzate».

Ma cosa accade al territorio di Langhe e Roero? Considerando le annate dal 2014 al 2020, l’analisi di Ires si è concentrata sulla presenza di alcuni servizi essenziali. Per quanto riguarda il commercio di prodotti alimentari differenziati in esercizi generici (supermercati, discount, empori) e specializzati (panetterie, macellerie), nel primo gruppo sono stati individuati 160 negozi nel 2020 mentre erano 223 nel 2014, con un calo del 28%. Molto più attenuato il calo dei negozi specializzati, passati da 245 a 235 (-4%). Il dato più allarmante riguarda la distribuzione territoriale: nelle nostre colline ci sono 31 Comuni privi di entrambe le categorie di esercizi. Nel 2014 erano 22; quindi sono 9 i Comuni che negli ultimi anni hanno perso il loro unico punto vendita alimentare. I ricercatori Ires concludono: «Se non si riuscirà a invertire questa rotta, le conseguenze saranno gravi sotto molti punti di vista. Con il declino demografico si è assistito alla chiusura di alcune scuole e alla riduzione dei servizi di trasporto pubblico. Sui 96 Comuni della vasta area di Langhe e Roero, la metà esatta, 48 (la maggior parte nelle zone più alte), non ha una farmacia. In questo contesto risulta difficile pensare a un miglioramento della situazione senza adeguate iniziative che possano incentivare la popolazione residente a restare o a richiamarne di nuova».

Matteo Viberti

L’alta collina e la montagna sono le aree più colpite dalla desertificazione

Secondo la ricerca di Ires 10 numeri sui servizi essenziali nelle aree rurali del Piemonte, sono 595 i Comuni con meno di mille abitanti su un totale di 1.181. Tra il 2014 e il 2020 si è registrata una perdita del 4,3% della popolazione per i centri tra mille e cinquemila abitanti. La cifra sale al 7,2% se si restringe il campo all’area montana, dove la perdita media è pari a 165 abitanti per Comune. A livello regionale, sempre tra il 2014 e il 2020, il numero di esercizi commerciali è diminuito del 19%. La situazione è più grave nei paesi più piccoli, dove spesso la diminuzione significa la chiusura dell’unico punto vendita. I Comuni privi di tali esercizi sono passati dai 204 del 2014 ai 265 del 2020. Incrociando i dati relativi agli esercizi generalisti con quelli di prodotti alimentari specializzati (panetterie, latterie, macellerie), sono 168 i Comuni privi di entrambi.

Grazie al bando regionale in alta Langa aumenteranno i nuovi residenti
Gorzegno è uno dei 18 paesi dell’alta Langa.

In sei anni sono 34 i paesi del Piemonte che hanno perso il loro unico punto vendita di prodotti alimentari, con una popolazione interessata che è passata da 41.235 a 49.441. Ci sono poi i dati relativi alle filiali bancarie: i paesi che tra il 2014 e il 2020 hanno visto chiudere il loro unico sportello bancario sono 105. Nelle aree di alta collina e di montagna la desertificazione ha interessato rispettivamente 16 e 27 Comuni, che si aggiungono ai 293 centri già privi, arrivando al 68,1% dei paesi di alta collina e al 67,6% di quelli montani. Mettendo insieme tutti i servizi essenziali sono 11 i Comuni totalmente sprovvisti di attività e in 40 ne è presente soltanto una. Si tratta di paesi molto piccoli, con una  media di 191 abitanti.

m.v.

L’alta Langa è la zona più penalizzata 

Se chiudono i negozi e le banche nei piccoli paesi scende il silenzio
Stefano Cavalletto, Ires Piemonte.

Parliamo di desertificazione delle aree marginali con Stefano Cavaletto, ricercatore di Ires Piemonte.

Si notano differenze tra Langhe e Roero?
«Il calo del numero di esercizi ha riguardato in misura abbastanza omogenea tutti i Comuni. Vi sono però alcune differenze sostanziali. Nei centri maggiori la riduzione dei negozi può essere il risultato di un processo di concentrazione dei punti vendita (dove nascono nuovi supermercati si perdono negozi di prossimità), mentre la situazione è più grave nei Comuni minori. Le aree più in difficoltà sono l’alta Langa, il Cebano e le Valli Bormida e Uzzone. Ben 27 dei 31 centri desertificati si trovano in queste aree. Si tratta di Comuni molto piccoli, la cui popolazione media è di 240 abitanti, mentre nel 2014 era di 270. Meno grave la situazione nell’Albese e nel Roero, in cui si segnalano casi sporadici di desertificazione, ma in paesi in prossimità di centri maggiormente serviti».

Perché investire risorse in queste zone potrebbe essere vantaggioso per l’intera regione?
«Lo spopolamento può avere delle ricadute negative per l’intera comunità. Infatti, la carenza di presidio territoriale porta a una maggior diffusione di boschi e terreni
incolti, con un aumento del rischio idrogeologico. Il fattore principale per cercare di richiamare nuovi residenti è quello occupazionale. Per favorire gli insediamenti sarà necessario dapprima superare le le barriere, soprattutto quelle digitali e infrastrutturali, che ancora penalizzano queste aree»

m.v.

Arianna a 24 anni sogna di coltivare zafferano e di vivere in mezzo ai boschi

A Magliano, domenica 4, la prima festa color zafferanoSe dovesse utilizzare una metafora animale, Arianna utilizzerebbe per sé stessa l’immagine di un salmone, che salta controcorrente e risale fiumi in direzione opposta alla maggioranza. Arianna ha 24 anni, lavora come cameriera e ha un sogno: produrre zafferano e andare a vivere in un bosco dell’alta Langa. Non ha un fidanzato e dice: «Le persone mi domandano se va tutto bene, se non mi sento sola e se c’è qualcosa che possono fare per aiutarmi, come se la solitudine fosse una scelta condannabile, l’indice che qualcosa in me non funziona. Invece, sto bene da sola e, soprattutto, sto bene nel mio mondo, lontano dal sociale». Prosegue Arianna: «Ho molti amici, ma non mi sento di costruire una famiglia, né sento il bisogno di appaiarmi a qualcuno o di trascorrere i weekend in un bar. Voglio vivere nella natura lontano dalle città. Anche questo le persone faticano a capirlo: ho un’età in cui gli amici scelgono Torino, Milano o anche solo Alba come luoghi di occasione e opportunità. Molti sono ambiziosi e giustamente desiderano affermarsi a livello professionale e raggiungere obiettivi». Arianna sta risparmiando soldi per riuscire ad acquistare l’attrezzatura necessaria all’avvio delle coltivazioni di zafferano; poi dovrà affittare una casa in alta Langa e acquistare un’auto per spostarsi. «Non ho persone che mi aiutano e la famiglia non ha risorse economiche ingenti. Impiegherò più tempo rispetto alla media nel realizzare il progetto. Dovrò farmi un mutuo e aspettare il momento giusto. È il destino di chi non nasce ricco nel mondo di oggi. Non mi spaventa. La situazione di difficoltà rinforzerà le mie capacità di adattamento e il mio spirito. Siamo abituati a pensare che la comodità sia preferibile al tragitto tortuoso. Io credo che tutto dipenda dal modo in cui viviamo il percorso».

m.v.

Le bottega di Bruna è aperta da sessant’anni

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NIELLA BELBO La bottega di alimentari di Bruna Sottimano, in piazza San Giorgio, ha festeggiato i sessant’anni di attività, durante i quali generazioni di niellesi, ma anche di turisti, hanno potuto apprezzare e gustare i tanti prodotti del suo negozio, molti dei quali artigianali. L’attività è nata nel 1962 quando Bruna Sottimano, che il 27 dicembre scorso ha spento 84 candeline sulla torta di compleanno, ha acquisito la licenza di un negozio che stava chiudendo, tre anni dopo essersi sposata con Amerigo Leone. A quei tempi, nel piccolo paese dell’alta Langa c’erano quattro botteghe. Ora ne sono rimaste due. Bruna Sottimano è la nonna dell’assessore comunale Marco Leone, che sottolinea: «Per lei non è mai esistita la parola ferie». In passato la signora era stata anche insignita della stella al merito del lavoro. A Bruna Sottimano, il sindaco di Niella Belbo Emanuele Sottimano, ha rivolto i propri auguri personali e quelli dell’intera Amministrazione comunale: «È motivo di orgoglio per il nostro paese e per tutta l’alta Langa avere un negozio che, soprattutto in questo periodo di difficoltà storica (si veda l’inchiesta a pagina 44, ndr), possa continuare a offrire una serie di servizi alla popolazione. I sessant’anni di attività rappresentano un traguardo straordinario, frutto di un impegno che va avanti da tempo e che trova in Bruna un punto di riferimento per il paese». Conclude il primo cittadino: «A Bruna auguro di continuare nel tempo la sua attività: lo merita come onesta commerciante e, soprattutto, come cittadina niellese.

Fabio Gallina

 

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