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L’Apro ha presentato l’indagine Tech for wine su digitalizzazione e automazione in vitivinicoltura (VIDEO)

L'Apro ha presentato l'indagine Tech for wine su digitalizzazione e automazione in vitivinicoltura (VIDEO)

ALBA La tecnologia è il mezzo che permette di migliorare i processi produttivi sotto diversi aspetti: qualità, sicurezza, risparmio (di tempo e denaro) e, non ultimo, il benessere degli operatori. Lo è anche per la viticoltura e l’enologia: per parlarne, martedì 10 maggio si è svolto, nella sede Apro di via Castelgherlone, l’incontro di presentazione dell’indagine T4W Tech for wine. Lo studio, condotto dal ricercatore ticinese Furio Bednarz, ha fatto il punto della situazione sul grado di innovazione, automazione e digitalizzazione presente nelle aziende vitivinicole dell’Albese. Come spiegato dal responsabile settore tecnologia di Apro Stefano Antona, «un paio di anni fa siamo partiti da una considerazione: ci siamo resi conto che, anche se la tecnologia è fortemente presente nel settore, in fase di vendita del prodotto non è raccontata. Si parla molto di poesia, dalla coltivazione fatta come una volta alla raccolta a mano fino al richiamo ai saperi ancestrali per la vinificazione, ma del fatto che dietro questi vini ci sia una componente tecnologica di livello elevato non se ne fa menzione».

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Il ricercatore ticinese Furio Bednarz.
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L’ingegner Guglielmo Gai è la terza generazione alla guida del colosso di Ceresole d’Alba.
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Il vitivinicoltore Paolo Sartirano.

L’impegno dell’ente è formare professionisti che sappiano ideare, applicare ed, eventualmente, risolvere i problemi delle tecnologie applicate al settore. Per farlo, è stata avviata una collaborazione con la Siemens. «Non tutte le scuole sono così aperte. Da parte nostra, cerchiamo di incuriosire i ragazzi sulla materia» ha detto Antonio Cataldi del settore educazionale della multinazionale. Aggiunge Antona: «C’è grande bisogno di tecnici meccanici specializzati, i nostri studenti escono dal terzo anno e trovano subito lavoro. Ultimamente si è verificato il paradosso che alcune ditte hanno evitato di prendere commesse proprio perché carenti di personale» .

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Stefano Antona, responsabile Apro tech.

 

Lo studio T4W si è basato su un questionario somministrato alle circa sessanta aziende agricole della zona che hanno aderito. I risultati, pubblicati dall’Apro in un libretto, sono stati illustrati dallo stesso Bednarz. «Nel settore agroalimentare la qualità è sempre associata a un immaginario da Mulino bianco, che peraltro non è nemmeno un presidio di sostenibilità: a esserlo, semmai, è ciò che deriva dalla tecnologia. Parlare di innovazione vuol dire sfatare il valore della tradizione. Nelle aziende vitivinicole sono tre gli ambiti in cui agire: vigneto, cantina e distribuzione». Nel secondo, corrispondente alla fase di vinificazione e di imbottigliamento, la tecnologia è diffusa da più tempo. «Rispetto ad altri settori, nella vinificazione è possibile coniugare l’alta tecnologia anche in piccoli ambiti». In vigneto un’applicazione interessante riguarda la razionalizzazione dell’uso di fitofarmaci attraverso elaborazioni di dati su clima e presenza di patogeni. Sempre più diffuso anche l’uso di droni per effettuare i trattamenti. Per quanto riguarda il commercio, soprattutto la pandemia ha dato l’impulso a nuovi canali: con ristoranti ed enoteche chiusi durante il confinamento, i consumatori hanno prediletto i canali di vendita digitali.

I dati dell’Albese

Su un totale di 118 aziende vitivinicole dell’Albese, all’indagine di Apro, condotta tra gennaio e febbraio 2021, hanno risposto 62. Il campione è composto principalmente da piccole e piccolissime imprese: soltanto due hanno oltre cinquanta dipendenti. Due terzi hanno meno di dieci addetti, mentre l’11 per cento è a conduzione familiare. Il totale del campione annovera 810 funzionari, pari al 42 per cento degli occupati nel settore bevande della provincia di Cuneo.

Il 52 per cento delle imprese intervistate produce meno di mille ettolitri, il 33 tra mille e diecimila e il 15 oltre. La grande maggioranza, il 57 per cento, possiede una superficie tra i dieci e i cinquanta ettari e, il 27, meno di dieci. Le aziende da cinquanta a cento ettari sono il 5 per cento, quelle oltre i cento l’11. Tra le 32 aziende che producono meno di mille ettolitri, 7 non hanno dipendenti.

Emerge che 38 cantine vendano oltre il cinquanta per cento della produzione all’estero: il dato sale, per chi produce tra mille e diecimila ettolitri, all’ottanta per cento.

Nelle lavorazioni nel vigneto, il cinquanta per cento delle ditte si avvale strumenti di monitoraggio del clima: solo le aziende familiari non ne fanno uso. Durante la vinificazione, poi, due terzi delle imprese adottano il controllo automatizzato della fermentazione, una quarantina per l’etichettatura e un terzo per imbottigliamento, travasi, rimontaggi e spostamenti vari. Come per il vigneto, la diffusione delle tecnologie non è strettamente correlata con la dimensione, ma maggiormente con cultura imprenditoriale e scelta d’investimento.

Infine, soltanto il dodici per cento delle aziende non usa strumenti di promozione digitale, ma solo la metà di esse vende i propri prodotti su Internet.
Gli ostacoli allo sviluppo della tecnologia individuati dalla ricerca riguardano soprattutto gli alti costi (segnalato dal 60 per cento degli intervistati) e la mancanza di competenze in materia, problema segnalato da due terzi. Venti aziende, poi, vedono nella crisi economica un freno agli investimenti.

La necessità di una formazione adeguata

Nel corso del convegno tenutosi all’Apro ha parlato anche Paolo Sartirano, proprietario della San Silvestro di Novello e presidente della sezione vini di Confindustria Cuneo. «Visionando i documenti della mia cantina risalenti alla fine dell’Ottocento ho scoperto che il vino era già venduto in California e, inoltre, erano presenti le più alte innovazioni tecnologiche, come ad esempio i travasi fatti per caduta. La nostra azienda, quindi, è sempre progredita grazie alla tecnologia. Ora abbiamo adottato sistemi di controllo da remoto e, nel vigneto, abbiamo potuto ridurre drasticamente l’uso di fitofarmaci. Le nostre linee sono di ultima generazione, la digitalizzazione ci aiuta a monitorare lo stato qualitativo del prodotto. Tutto questo lo mostriamo con orgoglio ai clienti. Il vino buono lo si fa lasciando nulla al caso».

È intervenuto anche l’ingegner Guglielmo Gai, dell’omonima ditta di imbottigliatrici di Ceresole. «Mio nonno ha iniziato perché intendeva vendere l’acqua frizzante nel ristorante della nonna, poi l’azienda si è evoluta. La tecnologia nel mondo del vino è cambiata tantissimo, ora ci sono opportunità enormi che è un peccato non sfruttare. Purtroppo mancano cultura e istruzione in merito. C’è diffidenza: a un cliente abbiamo consegnato una macchina che, dalle 3 alle 4 ogni notte, si autosanifica. Si evita quindi di compiere questa operazione durante i turni di lavoro, manualmente. Per due settimane il proprietario si è alzato a quell’ora e ha controllato che tutto procedesse bene: in seguito, si è pienamente convinto. Altro aspetto su cui le aziende sono restie a collaborare riguarda la cessione dei dati, indispensabile per attuare degli interventi».

Al termine è stato mostrato il video, realizzato dagli alunni dell’Apro, vincitore a novembre del primo premio alla dodicesima edizione delle Olimpiadi dell’automazione della Siemens. Partendo da una richiesta della cantina Abrigo di Diano hanno ideato e illustrato le fasi di realizzazione di un sistema di automatico di controllo dei travasi.

Davide Barile

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