Le storie dei ragazzi del Ferrante Aporti al Salone del libro

Salone Libro: ancora code lunghissime, folla al Lingotto 1

TORINO Venerdì 20 maggio al Salone del libro, al padiglione 1, è stato presentato Nemmeno mai è per sempre, il libro sulle lettere abbandonate al carcere minorile Ferrante Aporti di Torino. Marco Accossato, giornalista di talento, ha curato l’edizione, messo in ordine i testi, ma dentro le pagine del libro c’è lui, Ulisse, uno «dei nostri» per usare il piemontese. A lui sono indirizzate le lettere ricevute nel corso della permanenza nel carcere minorile piemontese: oltre nove anni di detenzione scontati, più la semilibertà, ma il peso da portare dopo un fatto di sangue del quale ci si è resi responsabili va ben oltre la contabilità carceraria, almeno per chi ha una coscienza.

Ed è il caso di Ulisse, che dopo decenni ritorna in maniera grezza ed efficace, raccontando fatti e non sciorinando retorica, al mondo del Ferrante Aporti negli anni Ottanta, al percorso di riabilitazione e reinserimento alla vita sociale, costruito, con il contributo di molti, dal sindaco torinese di allora, Diego Novelli.

Sono operatori allora giovanissimi – alcuni dei quali sono autori del libro – che tentano strade nuove per raggiungere l’obiettivo in un universo popolato da scafati picciotti della malavita e poveri disgraziati, da agenti di custodia di rara umanità, dal cappellano, don Domenico Ricca, eccezionale. Il mondo esterno gioca il suo ruolo nel cammino di Ulisse con le lettere degli amici, dei parenti, anche di persone che non vedrà in visita; per converso, ad aggiungere dolore l’eco delle maldicenze del paese, di quelli che hanno capito tutto, che fanno apparire alcuni dei “delinquenti” incontrati da Ulisse «dei signori».

Una storia di redenzione e riscatto raggiunti anche grazie all’arte, una storia che non ha nulla dei canoni classi ma molto da insegnare

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