L’intervista a Francesco Messina, ospite alla fondazione Mirafiore con Stefano Senardi per parlare di Battiato

L'intervista a Francesco Messina, ospite alla fondaizone Mirafiore con Stefnao Senardi per parlare di Battiato
Stefano Senardi e Francesco Messina, ospiti il 14 aprile alla fondazione Mirafiore.

MUSICA Stefano Senardi e Francesco Messina, rispettivamente produttore e collaboratore di Franco Battiato, giovedì 14 aprile sono stati ospiti della fondazione Mirafiore. Con l’occasione è stato presentato il libro L’alba dentro l’imbrunire. Una storia illustrata di Franco Battiato, edito da Rizzoli e scritto a quattro mani da Senardi e Messina.

Messina, quando nasce l’idea di un libro su Battiato?

«Io e Stefano, amici di lunga data e collaboratori di Franco, abbiamo messo insieme questo volume di trecento pagine su proposta di Rizzoli. In realtà, abbiamo iniziato due anni prima che morisse. Ho lavorato come direttore artistico e grafico con Franco per più di 45 anni, dunque possedevo molto materiale. Il libro è diviso in sedici capitoli: non si tratta di una biografia, di quelle ne sono già state scritte anche di eccelse, ma di un modo per conoscere meglio l’uomo e il lavoro. Composizione, voce e interpretazione, ma anche registrazione concerti, libri letti, la sfida per la pittura e la sua ricerca spirituale, durata quasi cinquant’anni. Un libro che non c’era e cerca di dare voce a tutti gli aspetti di Franco».

Alla base dei lavori di Battiato c’è sempre stata molta ricerca?

«Franco ha sempre avuto un atteggiamento pionieristico, la sua musica è cambiata nel tempo. Arriva a Milano a fine anni Sessanta pensando di fare musica leggera, ma già dal primo album, Fetus, c’è qualcosa di più complesso, frutto di interessi e dialoghi. Nei testi di Battiato, gli ascoltatori tendono a cercare qualcosa dal significato alto: in molti casi è così; altre volte, invece, ha scherzato e scritto cose ironiche e autoironiche. Era davvero una persona di compagnia e piacevole ma, complice una trasmissione televisiva di qualche anno fa, l’aspetto divertente di Battiato è stato messo troppo in evidenza. Forse è passato il messaggio che fosse una persona che scherzava sempre: l’ottimo umore non mancava, ma non era un barzellettiere cronico. Aveva la capacità di essere serio e, al contempo, leggero».

E dal punto di vista della politica?

«Il libro dedica un intero capitolo a questa parte: potrebbe essere interessante per alcuni e deludere altri. Quando gli chiedevano se fosse di destra o di sinistra, lui rispondeva “Cerco di stare in alto”. Franco, essendo uno spirito libero, si è sempre battuto per la libertà individuale e di pensiero. Amava il prossimo e, per questo, si rendeva sempre disponibile verso gli altri. Per un certo periodo fu vicino al partito Radicale, pur mai aderendovi. E l’esperienza da assessore regionale alla cultura nella Giunta siciliana di Crocetta fu, per lui, molto dolorosa. Accettò solamente su pressione del presidente: era da poco tornato a lavorare in Sicilia e voleva fare qualcosa per la sua terra. Il suo progetto principale mirava a organizzare sull’isola un incontro tra persone di fedi diverse e scienziati».

Fino alla famosa frase sulle “troie in Parlamento disposte a tutto” che lo portò alle dimissioni. Il senso della parole non fu compreso?

«In realtà si trattava di una battuta rubata con un video di un cellulare, non un pronunciamento politico. Era a Bruxelles proprio per perorare la causa del suo progetto, qualcuno gli chiese come andava in Italia e lui rispose così. Molti rappresentanti delle istituzioni presero posizioni rigide e dure nei suoi confronti, senza spiegare quelle parole. Si tentò addirittura di farlo passare per misogino. Era dispiaciuto perché non cercava la polemica, anche se la frase gli procurò un consenso popolare incredibile. Diede le dimissioni, ma tanto si era già accorto che non sarebbe riuscito a portare a termine il progetto».

Davide Barile

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