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Mattarella al Consiglio d’Europa condanna il comportamento della Russia

Ancora dopo ottant’anni, i ricordi della guerra sono un incubo che non vorrei affatto rivivere

STRASBURGO L’intervento del 27 aprile al Consiglio d’Europa a Strasburgo del presidente Sergio Mattarella non poteva cadere in un momento più drammatico, ma anche più opportuno per chiarire l’impegno dell’Europa per la pace.

A rendere drammatico il momento non c’era solo l’invasione russa dell’Ucraina, ma anche l’intensificarsi delle tensioni tra la Russia e la Nato e la prospettiva di una dilatazione della guerra sul continente europeo, al punto di sentire tornare minacce di una terza guerra mondiale con l’uso di armi nucleari.

L’opportunità offerta al nostro Presidente risiedeva nell’urgenza di chiarire la posizione dell’Unione Europea in una istituzione creata nel 1949, il Consiglio d’Europa, che raccoglie oggi 46 Paesi del nostro continente. Tra questi i 27 Paesi Ue, ma anche la Turchia, attiva nella ricerca di una mediazione tra Ucraina e Russia e la Georgia e la Moldavia, con frontiere pericolosamente sotto pressione. Senza dimenticare che la guerra in corso ha visto la conferma nel Consiglio d’Europa dell’Ucraina ma la fuoruscita il 16 marzo scorso della Russia.

Il Consiglio d’Europa presenta una mappa europea ampia, con meno poteri dell’Ue, dove sono presenti Paesi segnati da vecchi e nuovi contenziosi territoriali, tuttavia seduti attorno ad uno stesso tavolo che consente loro di dialogare.

È da quella simbolica tribuna che Mattarella ha preso la parola percorrendo rapidamente la storia del Consiglio d’Europa, il suo contributo a passare “dal diritto della forza alla forza del diritto” e il suo ruolo di grande attualità nella drammatica congiuntura che stiamo vivendo.

Il discorso del Presidente merita di essere letto nella sua integralità e lo si può trovare sul sito del Quirinale. Colpisce nelle parole di Mattarella la condanna severa e senza ambiguità del comportamento della Russia, accusata di avere “una visione tardo-ottocentesca, e poi stalinista, che immagina una gerarchia tra le nazioni a vantaggio di quella militarmente più forte. Non è più tempo di Paesi che pretendano di dominarne altri”.

Segue l’invito a ricostruire con pazienza la pace nel continente europeo perché «Quanto la guerra ha la pretesa di essere lampo – e non le riesce – tanto la pace è frutto del paziente e inarrestabile fluire dello spirito e della pratica di collaborazione tra i popoli, della capacità di passare dallo scontro e dalla corsa agli armamenti, al dialogo, al controllo e alla riduzione bilanciata delle armi di aggressione». Non proprio quello che sta avvenendo da parte di entrambi i fronti, dove sta avvenendo tutto il contrario, fino ad evocare il rischio di una terza guerra mondiale.

C’erano una volta la Svezia e il Parlamento europeo
Franco Chittolina, sociologo, ha lavorato per 25 anni nelle istituzioni europee

Di qui un richiamo a tutti i contendenti a ridurre le tensioni e a cercare la strada verso la pace: alla Federazione russa è rivolto un appello «perché sappia fermarsi, ritirare le proprie truppe, contribuire alla ricostruzione di una terra che ha devastato», ma anche a tutta la comunità internazionale è ricordato il compito di «ottenere il cessate il fuoco e ripartire con la costruzione di un quadro internazionale rispettoso e condiviso che conduca alla pace».

A leggere attentamente le parole di Mattarella non sfugge che ne è destinataria, con responsabilità diverse, tutta la comunità internazionale che si sta pericolosamente allontanando da quella civiltà del diritto che è all’origine della creazione del Consiglio d’Europa, «figlio di quella spinta al multilateralismo che caratterizzò  gli anni successivi al secondo conflitto mondiale, insieme al sistema delle Nazioni Unite».

Come sempre Mattarella si segnala per la sua saggezza, la sua lettura attenta della storia e le sue speranze per il futuro: ancora una volta una lezione per tutti, per chi aggredisce e per chi si difende, per chi vuole la guerra e chi cerca la pace.

Franco Chittolina

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