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Agli uomini nei vigneti neghiamo pure l’acqua

Agli uomini nei vigneti neghiamo pure l’acqua
Una foto d'archivio di proteste in piazza Ferrero

IL CASO Dieci o dodici ore di lavoro, con la sola acqua che ciascuno riesce a portare con sé al mattino, quando sale sul furgoncino che lo conduce in vigna. Nessun altro rifornimento per tutto il giorno, sotto il sole che scotta e le temperature davvero torride di questi giorni. Quando la sera rientrano in via Pola, al centro di prima accoglienza, coi vestiti bagnati di sudore, i braccianti agricoli sono stremati. Una settimana fa, Gazzetta d’Alba raccontava le loro storie. Sono una quarantina gli ospiti della Caritas albese, tutti convivono con situazioni lavorative non chiare. Ingaggiati da cooperative senza terra, sono quasi tutti di origine africana, parlano poco l’italiano e fanno fatica a capire i propri diritti. Quasi tutti sottolineano la carenza d’acqua, che non viene fornita per tutto il giorno.

Ora, con il caldo che ha raggiunto picchi estremi, i volontari e gli operatori del Cpa lanciano l’allarme: «In questi giorni, le condizioni climatiche hanno portato alla luce le difficoltà delle condizioni lavorative. Da metà della scorsa settimana, alcuni braccianti hanno manifestato malesseri: dal forte affaticamento a un mal di testa debilitante. Giovedì mattina, quattro non sono riusciti ad andare al lavoro. La situazione è sempre la stessa: la sola acqua che hanno a disposizione, per tutta la giornata, è quella che ciascuno porta con sé al mattino, ma diventa subito bollente e non è per nulla sufficiente».

Il centro di via Pola si è attivato su vari canali: tramite l’assessora ai servizi sociali Elisa Boschiazzo, i referenti dell’Asl Cn2 hanno chiarito che si tratta d’insolazione e che la disidratazione peggiora il quadro. «Abbiamo fornito a tutti berretti e distribuiremo anche prodotti vitaminici, ma non può essere la soluzione. Parliamo di condizioni lavorative al limite, moralmente inaccettabili: sono uomini che, con il loro impegno, contribuiscono alla ricchezza di un territorio noto in tutto il mondo per il suo vino, ma sembrano non ricevere neppure un minimo riconoscimento in termini di dignità», aggiunge un volontario.

Lo scorso anno in Puglia, Calabria, Molise, Campania e in altre regioni del Sud, dopo la morte di una donna, erano state emesse ordinanze che vietavano l’impiego di manodopera nei campi dalle 12.30 alle 16 durante l’estate, così da tutelare la salute nelle ore più calde. Potrebbe essere la strada da perseguire anche da noi, senza dimenticare che le aziende sono chiamate a fare la loro parte, rispettando le norme generali sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Nel frattempo, in via Pola è trascorsa un’altra settimana. Gli ultimi braccianti rientrano verso le 19, hanno il passo lento e sono visibilmente provati. Ricevono subito acqua fresca, che bevono senza nemmeno togliersi gli zainetti dalle spalle; quindi si avviano verso le docce, per poi cenare. Alle 20, sono in fila nel refettorio, per prendere la loro sporta con pane, cibo e acqua per il giorno successivo. «Agli ultimi, portiamo la cena nei container esterni, dove dormono, per risparmiare l’ulteriore sforzo di salire nel refettorio», raccontano gli operatori. Ed è così ogni giorno, ancora di più da una settimana, con la prospettiva di un altro periodo torrido. Ogni giorno, anche di domenica, perché i pulmini carichi di uomini non si fermano certo nei festivi.

 Giulia Parato

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