Atl, in vent’anni dalle speranze al turismo d’élite

INTERVISTA Dopo ventiquattro anni ininterrotti, Mauro Carbone ha lasciato l’ente turismo Langhe, Monferrato e Roero. Dallo scorso giovedì, l’ufficio del direttore è vuoto, nella sede principale di piazza Risorgimento, ad Alba. Si attende la nomina del suo successore, prevista per luglio.

Chiusa la fase delle candidature, un’agenzia specializzata si sta occupando della selezione: tra i 140 curricula pervenuti, i più attinenti verranno sottoposti al vaglio di una commissione, designata dal Consiglio di amministrazione in carica. Con la nomina del nuovo presidente Mariano Rabino, dell’amministratore delegato Gianni Minetti e del resto del Cda, si apre così una nuova fase nella gestione del comparto turistico sulle colline Unesco, diventate tra le mete di punta del turismo enogastronomico internazionale. Se si pensa che l’ente è stato fondato nel 1996 e che allora l’offerta era ancora tutta da costruire, i risultati raggiunti assumono un valore molto importante. Basti pensare alle presenze registrate nel 2021, più di un milione, con una perdita minima rispetto al periodo precedente alla pandemia e un vero record di visitatori.

Carbone, tornando indietro di vent’anni, era immaginabile un futuro così roseo per il comparto turistico di Langhe, Roero e Monferrato?

Atl, in vent’anni dalle speranze al turismo d’élite«Come mi piace ricordare con il presidente Mariano Rabino, che vent’anni fa ha iniziato con noi questa avventura (come assessore comunale), la nostra era l’“Atl della speranza” rispetto all’agenzia turistica di Torino e a quella del Distretto dei laghi, che rappresentavano i punti di riferimento in Piemonte: tutto era ancora da costruire sulle nostre colline. Erano anni in cui il turismo enogastronomico non esisteva nell’accezione con cui lo identifichiamo ora: le persone s’imbattevano nella cucina e nel vino di qualità, mentre oggi l’enogastronomia è diventata il motivo stesso del viaggio. In questo processo, sono convinto che la nostra area abbia giocato un ruolo importante».

Lei è stato uno degli artefici di questa crescita.

«Sono convinto che il merito vada a tutto il sistema: da chi ha avuto una visione pionieristica agli investitori, per non parlare di tutti gli esercenti e delle persone che operano nel settore. L’escalation positiva che ha vissuto il nostro comparto turistico è analoga a ciò che è accaduto per il vino: forse in modo spontaneo, tutti hanno compreso che si potevano raggiungere risultati importanti e che bisognava lavorare bene».

Rispetto ad altre aree che potevano partire da una base altrettanto buona, che cosa ha fatto la differenza?

«Oltre all’essere riusciti a convincere tanti imprenditori a scommettere sul settore, direi che un altro elemento ci ha contraddistinto: è la coerenza del lavoro portato avanti a livello territoriale. Ogni passaggio è stato volto al miglioramento dell’offerta e alla crescita dell’indotto, senza venir meno all’obiettivo e alla vocazione naturale della nostra area, sia per quanto riguarda le scelte attuate dai privati che per quelle delle istituzioni. A posteriori, direi che è stato un processo graduale, in un arco temporale piuttosto ristretto».

Le colline Unesco del Piemonte sono riuscite a superare anche la Toscana, eterna concorrente nel campo del turismo enogastronomico?

«Il nostro processo di crescita è diverso: la Toscana ha grandi città d’arte, che fungono da attrazione turistica anche per le colline e per il comparto enogastronomico, mentre noi siamo partiti proprio da quest’ultimo e lo abbiamo reso centrale».

Nel 2019 è stato portato a termine l’accorpamento dell’Atl con Asti: oggi tra Langhe, Roero e Monferrato l’unione è effettiva o permangono campanilismi?

«L’accorpamento con Asti è stato uno dei momenti più importanti nella storia dell’ente, che ci ha permesso di avere circa 200 Comuni come soci e un’offerta ancora più ampia. La zona Langhe-Roero e il Monferrato si integrano alla perfezione, ma è innegabile che la pandemia abbia rappresentato un rallentamento nel processo di crescita congiunta: ci sono campanilismi che vanno superati e strategie turistiche da sviluppare».

Quali sono le sfide che dovrà ancora affrontare il turismo?

«Oggi è importante guardare alla qualità e meno alla quantità: più che molti turisti concentrati in un’unica area, ci servono visitatori consapevoli e realmente desiderosi di scoprire il nostro territorio. Forse è il momento di smettere di ragionare con i numeri e di dare vita a nuovi criteri. ll dato di partenza è che è aumentato il numero di turisti che scelgono di trascorrere le vacanze da noi: bisogna offrire loro nuovi servizi, sempre più diversificati, basti pensare a tutte le opportunità che permette l’outdoor».

Si va quindi verso un turismo elitario e lontano dall’essenza dei luoghi? Sa che è una delle obiezioni che si muovono?

«I report a livello internazionale ci dicono che il lusso è dato anche dall’autenticità dei luoghi, perché i visitatori che spendono molto apprezzano più di altri il profilo culturale delle loro mete. Questo per spiegare che un turismo di elevata qualità valorizza anche le tradizioni. In più, avere visitatori propensi a lasciare denaro in loco è un bene per tutti, perché la ricaduta del comparto è maggiore. Detto ciò, non ho mai ragionato in un’ottica di turismo elitario: l’obiettivo è avere visitatori interessati a ciò che possono vedere e scoprire. E, se questo equivale a un turismo di lusso, mi auguro che Langhe, Roero e Monferrato si muovano sempre di più in questa direzione».

 Francesca Pinaffo

«Non so ancora quale futuro professionale mi attenda»

Con tutte queste sfide all’orizzonte, che cosa l’ha spinta a lasciare il suo posto da direttore all’Atl albese, Carbone?

«Il brutto periodo della pandemia da Covid-19 ha rappresentato una forte battuta di arresto per il comparto turistico, ma il settore sta vivendo adesso un forte rilancio, che implica anche un approccio e strategie rinnovate. Servono pure persone nuove, a mio avviso. Dopo 24 anni, inoltre, è inevitabile che un ruolo quasi coincida con la persona che lo ha ricoperto per così tanto tempo: un cambiamento era necessario e sono certo che la squadra dell’Atl di Langhe, Monferrato e Roero saprà lavorare al meglio. Non so ancora quale sarà il mio futuro professionale (ma si vocifera di Visit Piemonte – la società in house della Regione e di Unioncamere, che si occupa della valorizzazione turistica e agroalimentare del territorio – con molta insistenza, ndr). Se ne riparlerà in autunno: ora ho intenzione di concedermi vacanze».

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