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L’acqua di Alba romana all’associazione Alec

Un giorno nel passato di una piccola cittadina: Oltre confine propone un tour virtuale ad Alba

ALBA POMPEIA Italia nostra di Alba proporrà come di consueto un incontro per trattare temi storici. E come l’anno passato è stato invitato Piero Barale, il quale terrà la conferenza “L’acquedotto e le condutture idriche nel sottosuolo della romana Alba Pompeia”. L’appuntamento è per giovedì 22 settembre alle 21 nella sede dell’associazione Alec, in via Vittorio Emanuele II 30. Nato a Fossano nel 1958, è autore di molte pubblicazioni specialistiche e, dal 1990, si occupa di archeoastronomia. Recentemente ha pubblicato il volume L’anello di Romolo e le città volute dagli dei. Nel 1998, il suo saggio Opus arquatum. L’alimentazione idrica ad Alba Pompeia è apparso sulla rivista pubblicata dal museo Eusebio.

Walter Accigliaro di Italia nostra spiega: «Penso che l’argomento sia di grande interesse: lo dimostra il successo ottenuto da Alba sotterranea. Il saggio scritto da Barale è uno dei pochi testi sull’argomento, tolti i cenni presenti nei quattro volumi della storia di Alba usciti qualche anno prima. C’è sembrata quindi la persona giusta da invitare».

L'acqua di Alba romana all'associazione Alec
L’ultimo libro di Barale

Barale: «Lo scorso anno presentai L’età della pietra verde, incentrato sul Neolitico nel Piemonte sud occidentale. Questa volta la serata è legata al un tema di grande attualità. Parlerò dell’acquedotto che riforniva di acqua potabile Alba Pompeia, spiegando come era strutturato e quanti litri distribuiva. Mostrerò diverse immagini degli scavi effettuati in passato e le ricostruzioni dell’aspetto che potrebbe aver avuto. Dopo la prima costruzione, ne fu aggiunta una seconda per far fronte all’incremento demografico della città. Nella seconda parte dell’incontro parlerò del mondo sotterraneo e delle strutture costruite per drenare la città dalle acque piovane e reflue, le cloache. Era una rete abbastanza estesa e rendeva la condizione igienica di Alba Pompeia soddisfacente».

Gli scavi effettuati sono sempre stati legati a «nuove edificazioni o restauri, mai a campagne guidate. Occasionalmente, durante le lavorazioni dei campi, ci sono stati dei ritrovamenti: generalmente si trovavano condutture sotterranee. Il primo che si attivò per salvare i reperti fu Federico Eusebio: cominciò dalla scuola enologica, dove saltarono fuori parecchi tronconi dell’acquedotto. Iniziò a documentare e tenere il conto di cosa trovava, ma la sua prematura morte non ha permesso che si arrivasse a uno studio». L’attuale acquedotto ricalca grossomodo il percorso di quello romano, il quale «è sepolto, a parte qualche resto di piloni e tronconi di deflusso in abitazioni private. I pozzi di captazione erano a Ricca e in località Case Sottere: da lì, con un tragitto di circa sei chilometri lungo la valle del Cherasca, si univa a un ramo di adduzione proveniente probabilmente dal rio Misureto, all’altezza dell’enologica, per poi arrivare a irradiarsi dentro alle mura della città». La partecipazione è gratuita, si prenota telefonando al 342-18.71.778 oppure al 339-49.02.334, o anche inviando una e-mail ad alba@italianostra.org.  

Davide Barile

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