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Se il tartufo ha un sapore suave

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TARTUFO La stagione della cerca del tartufo è iniziata in Piemonte il 21 settembre. Accanto al tuber magnatum Pico, al melanosporum e ad altre specie, la novità potrebbe essere rappresentata dal tuber suave. Chi si è reso conto delle peculiarità della nuova specie è Giovanni Pacioni, micologo dell’Università dell’Aquila. I suoi studi hanno consentito la segnalazione e la registrazione ufficiale del nome da parte degli organismi internazionali che si occupano di nomenclatura.

«Per essere precisi», spiega Pacioni, «ci riferiamo a esemplari di nero finora incontrati soltanto in Abruzzo. È molto probabile che il suave cresca anche in Piemonte, ma non abbiamo ancora effettuato studi in merito. Da noi abbiamo osservato le differenze al microscopio e svolto analisi genetiche che dimostrano la differenza tra i due tartufi, basandoci anche sugli esemplari dell’Ottocento conservati in alcuni importanti erbari. Tuber suave cresce quasi esclusivamente in boschi termofili, sotto quercia, roverella e leccio. Potrebbe rappresentare un’importante novità anche dal punto di vista commerciale: il sapore è gradevolissimo, soave, appunto».

Secondo il professore, il mondo dei tartufi nel nostro Paese è trattato «con molta superficialità. Sarà difficile fare inserire il tuber suave nelle tabelle commerciali redatte dal Ministero. Alla fine, probabilmente, si arriverà a indicarlo come tuber uncinatum e relativo gruppo, sulla falsariga di quanto avvenuto per i porcini: dopo la scoperta di varie specie, si è aggiunta la dicitura boletus edulis e relativo gruppo. Diverso il discorso che si fa in Francia, dove esiste un viceministro delegato al tartufo e un istituto di ricerche agricole che riceve fondi cospicui. Anche in Spagna, primo produttore di tartufi al mondo, sono molto attenti al tema. Il Governo investe in ricerca e ha un programma esteso di coltivazione: ogni anno, sono messi a dimora circa quattromila ettari di tartufaie. Lo si fa in terreni poveri, magari adibiti a pascolo. Oltretutto è una coltura in perfetto equilibrio con l’ambiente».  

Davide Barile

Andrea Rossano di Tartufingros: sarà questo l’annus horribilis per il tuber

Andrea Rossano della Tartufingros di Alba, storico commerciante e ideatore della Fiera di Vezza, non ha dubbi: «È questo l’annus horribilis per il tartufo. Il peggiore fino a qui era stato il 2003, poi quello passato, ma il 2022 supererà tutti. Una stagione siccitosa ha accentuato una impasse critica, tanto che le previsioni sono pessime. Bisogna rivedere tutto, partendo dall’apertura della stagione, dato che il 21 settembre è prestissimo. La stessa data, inoltre, andrebbe uniformata per tutte le regioni. Almeno al primo ottobre. Non ho idea, quando la Fiera del tartufo bianco d’Alba sarà inaugurata, di quanto e quale prodotto potrà esserci in circolazione. Io posticiperei l’avvio ufficiale della manifestazione al 15 ottobre. Al momento c’è davvero merce scarsa, i prezzi sono drogati e non cor«È un errore definire “d’Alba” tutti i tartufi» 1rispondono al valore del prodotto. Ma sarà difficile farli scendere. Esistono però delle “verità di comodo”: per esempio, dicono in giro che i tartufi si trovano solo per fare venire i turisti. Tuttavia, contro il clima e le stagioni non si può andare: per questo, a Vezza, la Fiera si fa a novembre. A Millesimo, invece, ci saranno soltanto trifole di scarsa qualità». d.ba

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