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Vigili del fuoco in protesta, a Cuneo, contro la carenza di personale

Capodanno, Vigili fuoco di Cuneo operativi con 110 uomini

CUNEO Nuove assunzioni per risolvere le gravi carenze d’organico e adeguamento della copertura Inail su infortuni e malattie professionali: sono alcune delle richieste avanzate dai Vigili del fuoco, riunitisi per un sit in di protesta, stamane (mercoledì 14 settembre) davanti al comando provinciale del corpo, in corso De Gasperi: manifestazioni analoghe sono previste presso tutti i comandi provinciale; la mobilitazione interesserà anche la capitale con il raduno in piazza Santi Apostoli.

Spiega il caposquadra Gianmario Librizzi, segretario territoriale Fns Cisl, in servizio ad Alba: «A livello nazionale mancano 4.500 unità e, negli ultimi tre anni gli interventi sono aumentati da 700mila a un milione», spiega «il concorso bandito dal Ministero permetterà il reclutamento di soli 300 Pompieri, a fronte dei 4.00 richiesti, un numero appena sufficiente a coprire i pensionamenti».

Gli effetti della penuria di operatori si sono fatti sentire, già durante l’estate, «alcuni dipartimenti, in altre Regioni, sono stati chiusi. Ad Alba, si rischia di passare da 7 Vigili del fuoco in servizio a 6». Un mutamento che, oltre a richiedere sforzi maggiori a quanti sono in servizio, potrà condizionare l’operatività delle squadre: «Avere un addetto in meno significa toglierlo alla squadra di supporto (un’unità composta da due Pompieri addetta ai mezzi di supporto quali autogru e autoscala) lasciando da solo l’autista oppure diminuire la consistenza della “partenza” che, da regolamento, deve avere un caposquadra, un autista e tre operatori». Alla carenza del Corpo sopperiscono «i distaccamenti volontari di Bra, Cortemilia, Sommariva Bosco e Santo Stefano Belbo, garantendo l’arrivo dei soccorsi in 20 minuti dalla chiamata».

La mancanza di un’assicurazione Inail è l’altro tema al centro delle rivendicazioni: «Se un Vigile del fuoco si fa male deve anticiparsi le spese e non esiste nemmeno un elenco delle malattie professionali, una condizione per noi inaccettabile. Siamo, assieme alle Forze dell’ordine, uno dei pilastri sui quali si regge l’apparato che garantisce la sicurezza ma purtroppo le nostre istanze restano inascoltate al Ministero», conclude.

 

 

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