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L’autunno dell’instabilità nella Granda

L'autunno dell'instabilità nella Granda

ECONOMIA A metà ottobre la città è più operosa che mai: le auto intasano l’asfalto nelle ore di traffico, nei ristoranti non si trovano posti liberi, i negozi sono stracolmi ed è facile trovare lavoro. Eppure le conversazioni quotidiane parlano di stress e ansia per il futuro: è il caso di Roberto, un uomo di 52 anni che vive ad Alba con la moglie e una figlia. Fa l’ingegnere per un’azienda torinese, ogni giorno viaggia: «Dal 2022 ho iniziato a “vedere” per davvero. Prima mi sentivo al sicuro tra gli oggetti che possedevo: accendevo l’interruttore o la stufa, senza pensarci, come fossero propaggini del mio corpo. Mangiare frutta e verdura biologica era un diritto inalienabile, un viaggio in aereo la possibilità di godersi una vacanza ed esplorare luoghi esotici. Adesso tutto questo sembra meno a portata di mano».

Ciò che prima considerava necessario, oggi, «è un lusso. Ciò che prima percepivo con sufficienza e incoscienza, oggi è precario. Non è solo incertezza: adesso riesco a guardare ai beni materiali con il giusto distacco. Apprezzo ciò che ho, sono più attento all’ambiente: l’instabilità geopolitica mi ha aiutato a crescere nel mio rapporto col mondo che ho attorno».

VIVERE LA CRISI

La testimonianza dimostra come le difficoltà non generino soltanto disagio: la recessione, causata dalla guerra e da anni di politiche poco lungimiranti, aiuta le persone a considerare nuovi aspetti del reale. In un’analisi realizzata a metà ottobre per Gazzetta dalla Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo l’economista Romina Galleri ha spiegato: «Lo shock energetico si farà sentire causando un significativo rallentamento dell’economia europea, italiana e anche cuneese. Peseranno condizioni finanziarie più restrittive, riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, erosione dei margini delle imprese e aumento dell’incertezza con effetti negativi sulla propensione a effettuare investimenti». La provincia di Cuneo, però, vanta «un sistema industriale forte, capace di innovare e proporsi con successo oltre i confini nazionali: riuscirà a uscire vincente anche da questo contesto difficile. Potrebbero, tuttavia, verificarsi acquisizioni di aziende più piccole e deboli da parte di realtà più strutturate».

Le piccole imprese spariranno? O si apriranno vie impreviste, nel mercato finanziario? Secondo il Dossier socioeconomico pubblicato il 19 ottobre dalla fondazione Crc l’odierna crisi giunge al termine di un lungo tragitto di ascesa. Nel 2021, nel panorama regionale, la provincia di Cuneo ha mostrato grande capacità di intercettare le leve della ripresa economica, con tutti gli indicatori positivi, a cominciare dal Pil, cresciuto dell’8,4 per cento, e dal reddito pro-capite, salito al primo posto tra le altre province piemontesi.

Le esportazioni hanno registrato un più 15,5 per cento e il tasso di sopravvivenza delle imprese, a tre anni, un più 2 per cento rispetto al 2020, sebbene permanesse una contrazione del numero aggregato di aziende. Positivo anche il recupero del mercato del lavoro, con l’aumento del numero di occupati (dell’1,7 per cento) e un tasso di disoccupazione del 4,6. Dopo la pandemia, pochi immaginavano simili capacità reattive. I dati con segno positivo non si fermano nell’anno in corso. Nel secondo trimestre 2022 il Piemonte segna una crescita del 3,8 per cento della produzione manifatturiera, rispetto allo stesso trimestre 2021 (5,2 per cento la crescita tendenziale dei primi tre mesi dell’anno), nonostante le tensioni internazionali. In provincia di Cuneo l’incremento della produzione è comparabile alla media regionale (più 3,3 per cento) del secondo trimestre del 2021. Il miglior risultato, in Granda, lo realizzano le industrie tessili (con un aumento del 6,4 per cento), più contenuta la crescita dell’alimentare. In altre parole, fino a oggi, nonostante le paure per i rincari energetici e la guerra, il tessuto economico cuneese si mostra compatto e funzionante.

TIMORI PER IL FUTURO

È il futuro a intimorire: le previsioni di Confindustria Cuneo per il quarto trimestre del 2022 rivelano i segnali di preoccupazione delle imprese manifatturiere, per la grande incertezza geopolitica ed economica e gli aumenti dei prezzi di consumo. Emerge un saldo negativo nel rapporto tra ottimisti e pessimisti, circa i principali indicatori, a eccezione dell’occupazione per la quale la fiducia tiene.

Le aspettative di redditività sono in calo (con un meno 28,9 per cento), connesse con un cambiamento delle previsioni su nuovi ordini (meno 8,9), esportazioni (negative del 7,7) e produzione (meno 4,7 per cento). Nonostante l’inversione di tendenza, la maggioranza delle imprese prevede un andamento stazionario per i prossimi mesi: insomma gli imprenditori hanno paura, ma non prevedono il collasso delle proprie attività. Le variabili emotive avranno un ruolo cruciale: sarà importante non lasciare troppo spazio alla paura.

L’ITALIA CRESCE

L’economista Romina Galleri ha osservato come, a prescindere dal pessimismo e dall’instabilità internazionale, «l’economia italiana si avvia a chiudere il 2022 con una crescita significativa del Pil (più 3,5%), più del doppio di quanto atteso per la Germania». Per il secondo anno consecutivo «il prodotto interno lordo avrà un andamento migliore di quello mondiale. Hanno premiato la ripresa della filiera turistica, col superamento della crisi pandemica, la ripartenza delle costruzioni, con gli incentivi e gli investimenti pubblici del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e la competitività dell’industria manifatturiera».

Nei bilanci, il 2021 delle imprese «ha dato indicazioni positive sul fronte reddituale, con un rafforzamento rispetto al 2019. Si è osservato anche un significativo innalzamento delle disponibilità liquide nell’attivo aziendale e un rafforzamento consistente del grado di patrimonializzazione». Queste “riserve” potranno «consentire alle realtà di affrontare, con una solidità finanziaria migliore, rispetto solo a qualche anno fa, la crisi energetica in corso».

Il futuro non dipende tanto dal settore, ma dalla competitività della singola azienda e dal suo posizionamento sul mercato. La Granda, prosegue l’economista Romina Galleri, si dimostra un territorio integro: «Il tessuto imprenditoriale ha flessibilità, qualità, spirito di servizio al cliente e innovazione. Sono leve strategiche che, ancora una volta, potrebbero evidenziare la resilienza locale. I distretti industriali della provincia si sono messi in evidenza per un calo del- l’export molto contenuto nel 2020 (meno 3,1 per cento contro il 16,4 piemontese) e nel primo semestre del 2022 hanno registrato un più 24 per cento rispetto al livello del 2020».

IL CUNEESE DIVERSIFICA

La propensione a diversificare prodotti e mercati «già nel recente passato è stata determinante per la competitività internazionale del territorio e sarà ancora premiante. Nel breve termine un sostegno potrà venire dal tasso di cambio, alla luce del forte apprezzamento del dollaro, che favorirà in modo particolare produttori e distretti più attivi nel mercato Nord americano». La Granda, però, «dovrà rendersi più attrattiva per lavoratori qualificati e giovani laureati».

Le fratture degli equilibri economici, succedutesi a partire dalla fine degli anni Duemila hanno evidenziato come il sistema attuale, basato su indici progressivi e aspirazioni infinite di crescita, non sia più applicabile. Servono nuovi modelli teorici e pratici, in grado di orientare i consumi rendendoli più eco-compatibili: le relazioni commerciali andranno studiate in ottica cooperativa e le grandi aziende dovranno mettere al centro le persone, anziché prodotti e utili.  

Maria Delfino

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