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Abitare il piemontese: la parola della settimana è Sacòcia

Tasca, oggetto che richiama la forma della tasca.

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ABITARE IL PIEMONTESE Sté con ëȓ man ën sacòcia è sinonimo di nullafacenza, eppure qualcuno, in queste settimane dal clima oscillante, ha trovato rifugio calorifero per le mani introducendole nelle tasche. La parola della settimana è sacòcia: si tratta proprio della tasca o comunque un oggetto che ricorda quella forma. Le sue utilità sono molteplici: ognuno c’infila quel che ritiene opportuno, da sempre. Si tratta di una delle parole più antiche, con l’etimo proveniente dal latino classico saccum, sacco di origine greca, a sua volta dal fenicio, panromanzo. Il derivato sacòcia, saccum+oceam, parallelo dell’italiano saccoccia è passato anche al francese (sacoche) e allo spagnolo (sacoche), lingue neolatine appunto.

È curioso come la creatività dei piemontesi utilizzi questa parola anche nei modi di dire, nelle battute, nei proverbi più irriverenti. Qualche esempio: ‘n ciò da ndȓinta na ro’ e ij sòd da ‘n sacòcia a ‘n pȓeve, i-i è gnun bon a gavèje (un chiodo da una quercia e i soldi dalle tasche di un prete, nessuno è capace di toglierli). Nel profondo Roero mi è stato detto che un sinonimo di sacòcia è përfonda ’d Carmagnola, la strada che collega il Roero con la città in questione.

Sacòcin! letteralmente significa taschino, ma si tratta di un’esclamazione di rammarico, di sorpresa o talvolta di severo richiamo, rincarata anche con sacòcin dëȓ boia!  La sacocià, invece, è una sorta di unità di misura, vale a dire la quantità contenuta proprio in una tasca. Avèj ȓa sacòcia stërcia è sinonimo di avarizia, mentre avèj ëȓ lerme ‘n sacòcia indica una facile emotività. Qualche giorno fa, è stato divertente ascoltare una “freddura in due battute” tra coetanei ad un pranzo. Uno esclama all’altro: beuta na mica ‘d pan ën sacòcia! (metti una pagnotta in tasca!). L’amico incuriosito su dove volesse andare a parare il primo, chiede il perché. La risposta è stata esilarante: casomai ch’ët tȓoveiso mòrt, peuȓo nen dì che ët sii mòrt ëd fàm (casomai ti trovassero morto, non possono dire che tu sia morto di fame).

Terminiamo con il tranello di chi vive di espedienti: Se ȓ’avèissa na cartìn-a ‘n sacòcia, ët ciamàva ‘n po’ d tabàch, ma e ȓ’heu nen d‘anvisché (se avessi una cartina in tasca, ti chiedevo un po’ di tabacco, ma non ho d’accendere).

Paolo Tibaldi

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