Alba: Gaudino innova la refrigerazione

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LA STORIA Quasi ottant’anni di storia aziendale, iniziata in una piccola officina di corso Piave e oggi rinnovata in chiave di sostenibilità ambientale: un tema più che mai attuale al quale la Gaudino, azienda che dal 1944 produce sistemi di refrigerazione industriale, ha deciso di dare ulteriore rilevanza, per costruire impianti capaci di ridurre i consumi di elettricità, puntando anche sull’alimentazione con pannelli fotovoltaici.

Gaudino innova la refrigerazione
Giulia Gaudino

A questa sfida si è votata Giulia Gaudino, 32 anni, mente strategica del progetto, al fianco del padre Mario, a capo di una realtà produttiva con 25 dipendenti. «Come percorso di laurea ho scelto un’interfacoltà tra lingue ed economia, in seguito ho lavorato a Milano e, quindi, a Genova per Costa crociere. Ho scelto di entrare in azienda perché non volevo andassero persi decenni di storia d’imprenditoria e così mi sono lanciata in quest’avventura».

La realtà di famiglia, trasferita nel nuovo polo produttivo di viale Artigianato a inizio nuovo millennio, conta clienti oltreché fra le aziende frutticole del Cuneese, anche in Liguria, Emilia Romagna, Veneto e Lazio e medita espansioni ulteriori. Lo fa continuando a utilizzare l’ammoniaca come liquido refrigerante, «una intuizione impiegata, agli esordi, nella produzione di banchi frigo per la ristorazione e l’hôtellerie, quindi dal 1946 nei refrigeratori industriali». Si tratta di un fluido naturale, un marchio di fabbrica con un grande vantaggio: «L’impatto clima-alterante è nullo, mentre è risaputo che i comuni gas Freon possono avere effetti anche 2.500 volte peggiori rispetto all’anidride carbonica».

L’aumento della compatibilità ambientale passa, però, per la riduzione dei consumi di elettricità, indispensabile per il funzionamento dei gruppi frigoriferi. Un ambito del quale si occupa Paolo Asteggiano, 26 anni, responsabile del reparto di ricerca e sviluppo avviato nel 2021 in azienda: «L’unità di compressione è il cuore pulsante di ogni impianto, si tratta di macchine che consumano fra i 500 e gli 800 kilowatt elettrici: un impianto per la refrigerazione industriale è, a tutti gli effetti, energivoro».

La voce, oltre a pesare sui livelli di inquinamento legati alla produzione dell’energia, grava anche sui bilanci delle imprese, in un periodo di rincari.

Riprende Gaudino: «Alcuni clienti, nella morsa delle bollette, hanno limitato l’uso degli impianti, mentre coloro che hanno investito nel fotovoltaico, dal 2010 a oggi, godono di un vantaggio competitivo».

L’attuale congiuntura economica ha dato lo spunto al gruppo per lanciare nuove opzioni progettuali, focalizzate sull’autoproduzione dell’elettricità necessaria agli impianti, branca oggi al centro delle strategie aziendali. La creazione di accumuli termici, spiega Asteggiano, è una delle soluzioni proposte per «armonizzare la produzione di energia, un dato instabile perché legato all’irraggiamento solare disponibile, considerando anche le ore della notte, con le esigenze dell’impianto, tarate sui flussi di carico e scarico delle merci».

Si tratta di riserve di liquidi capaci di «assorbire l’energia in eccesso, completando il passaggio allo stato solido. Questa verrà in seguito rilasciata, tramite fusione, soddisfacendo il fabbisogno di refrigerazione, senza attingere alla rete elettrica».

Al cliente l’azienda propone delle soluzioni su misura, offrendo un servizio a 360 gradi, «dalla progettazione all’installazione», precisa Gaudino. L’imprenditrice guarda anche oltre: con la Gaudino energy vuole offrire consulenze nell’ambito degli approvvigionamenti elettrici da fonti rinnovabili sia al mondo dell’industria che agli utenti privati.

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Davide Gallesio

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