L’export sale, mentre il prezzo del gas cala

L’export sale, mentre il prezzo del gas cala

ECONOMIA «Lavoro in un supermercato albese e ricopro un incarico di relativa responsabilità: devo coordinare alcune persone e gestire il magazzino. Eppure per 30 ore settimanali vengo pagata 1.100 euro al mese. Prima, sopravvivevo grazie ad alcuni lavori integrativi, babysitting e aiuto nei compiti. Ora, con l’aumento dei prezzi, la vita è diventata insostenibile. Ho però deciso di non abbattermi, di non farmi travolgere dal pessimismo e così ho colto l’occasione. Mi licenzierò e perseguirò i miei sogni. Inizierò a coltivare funghi al chiuso e ad allestire un orto biodinamico, soprattutto fave e piselli e altri legumi poco coltivati ​​in zona: parlo di progetti attenti all’ambiente e capaci di riportarci a un rapporto autentico con l’ambiente». Parla Alberto, che ha 27 anni e vive a Roddi con la sua compagna. Per lui la difficoltà del momento storico ha determinato la svolta.

IL POSITIVO

Il mondo pare sconquassato dalle sollecitazioni internazionali, dai conflitti economici e dalle speculazioni, ma persistono nicchie solidali; c’è chi ripensa in termini più equi il modo di commerciare e produrre e si affermano notizie insperate. Per esempio, nessuno si aspettava che il prezzo del gas risultasse in discesa. Il 3 novembre l’Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) ha annunciato che le tariffe delle bollette registreranno a ottobre un calo del 12,9% rispetto al terzo trimestre 2022. Così, si registra un importante segnale confortante che concederà sollievo alle famiglie e alle imprese.

Un’altra novità positiva giunge in materia di esportazioni. Secondo la ricerca Monitor dei distretti del Piemonte pubblicata da Intesa Sanpaolo a inizio novembre, nel primo semestre del 2022 l’export piemontese è stato pari a 5,9 miliardi di euro, registrando un aumento del 14,6% rispetto al medesimo periodo del 2021 (vuole dire 753 milioni di euro in più) e del 5,4% anche sul 2019 (300 milioni di euro aggiuntivi). Se i volumi di esportazione non rappresentano un parametro indicativo del benessere di tutta la popolazione, denotano comunque il dinamismo commerciale e quanto sono considerati eccellenti i prodotti locali. Questo vale in particolare per il mondo agroalimentare, che nel territorio è uno dei motori economici più importanti.

Spiegano i ricercatori di Intesa Sanpaolo: «Risulta positivo l’andamento sui mercati esteri dei distretti agroalimentari piemontesi sia rispetto al primo semestre 2021 (+7,8%) che rispetto al primo semestre 2019 (addirittura +28,1%). Particolarmente brillante risulta il riso di Vercelli (+23,5%), anche se si stima che le difficoltà legate alla siccità e ai nubifragi estivi potranno penalizzare l’export nei prossimi trimestri, a causa di pesanti perdite del raccolto. In crescita sono anche i distretti di caffè, confetterie e cioccolato torinese (con +22,2%), i dolci di Alba e Cuneo (+12,7%), oltre ai vini di Langhe, Roero e Monferrato, che segnano +5,7%». L’unico settore in difficoltà è quello della nocciola e della frutta piemontese (-28,5%), che ha incontrato problemi di offerta a causa di un raccolto quantitativamente ridotto.

IL FUTURO

Difficile predire il futuro, vista l’instabilità del contesto internazionale e il cambiamento climatico: «I numeri delle imprese dei distretti industriali piemontesi certificano la forte focalizzazione sui mercati esteri e sono un giusto riscontro all’eccellenza delle produzioni», ha commentato Andrea Perusin, direttore regionale Piemonte Sud e Liguria d’Intesa Sanpaolo.

«Pesano tuttavia gli evidenti elementi d’incertezza: nei prossimi mesi, in un quadro di domanda mondiale meno favorevole, sarà logico attendersi un rallentamento dell’export dei distretti, gravato anche da condizioni finanziarie più restrittive e riduzione del potere di acquisto delle famiglie».

LA TERRA

Intanto, l’11 novembre si chiuderà l’annata agraria. Ha spiegato Igor Varrone, direttore provinciale della Sezione cuneese della Confederazione italiana agricoltori: «Abbiamo avuto un anno particolare, di quelli che si possono definire spartiacque, condizionato da eventi atmosferici anomali, dai rilevanti rincari delle materie prime e dei costi energetici, dall’invasione russa dell’Ucraina e dall’emergenza dovuta al Covid-19. In molti settori agricoli c’è stata una fortissima speculazione sui prezzi. Le maggiori spese sono però state pagate solo da chi è all’inizio della catena del valore, l’imprenditore agricolo, e dall’anello finale, il consumatore, e non da chi sta in mezzo».

D’altro canto la congiuntura critica potrebbe spalancare impreviste opportunità di cambiamento: la realizzazione di produzioni attente all’ambiente e compatibili con i sistemi naturali potrebbe rappresentare la chiave per affrontare le difficoltà del presente, sia per ragioni di mercato (i consumatori privilegiano le pratiche ecosostenibili) che di struttura, visto che i processi produttivi impattanti determinano costi maggiori sul lungo periodo, perché escluse da incentivi e finanziamenti.

 Maria Delfino

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