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L’Asl Cn2 vuole smaltire le liste d’attesa

Stabilizzazione del personale sanitario e socio-sanitario, insediato il tavolo permanente Regione Piemonte - Sindacati

SANITÀ Tempi di attesa per visite ed esami spesso dilatati, tanto che si è costretti spesso a rivolgersi al privato: è questo uno dei grandi problemi della sanità pubblica, che il Covid-19 ha peggiorato, con lo stop delle prestazioni non urgenti per parecchi mesi, tra il 2020 e il 2021. Già prima della pandemia, peraltro, come certifica il rapporto Rbm-Censis sulla sanità pubblica relativo al 2019, si trattava di una criticità evidente: per ogni famiglia italiana, era stata stimata una spesa sanitaria annua privata di oltre 1.500 euro, in crescita rispetto agli anni precedenti, con un budget pro capite di 691 euro. Sempre secondo lo stesso studio, un italiano su tre si è trovato costretto a effettuare prestazioni a pagamento, per tempi inaccettabili o per liste di attesa chiuse.

I motivi? Sono senza dubbio diversi: tra tutti a pesare in modo decisivo è la cronica carenza di personale medico con cui convive la sanità pubblica da decenni, soprattutto per alcune specialità, ma sussiste anche un problema di risorse. Per questo la Regione Piemonte, lo scorso febbraio, ha erogato alle Asl una cifra complessiva di 50 milioni di euro per cercare di abbattere le liste di attesa. Secondo quanto comunicato alcune settimane fa, a sei mesi dalla partenza del piano, sono stati recuperati il 45 per cento dei ricoveri e il 44 per cento delle prestazioni arretrate. Ma, nella visione di chi si trova a telefonare al numero verde per prenotare una visita o un esame, restano parecchie criticità.

Per quanto riguarda l’Asl Cn2, parliamo con Andrea Pedussia, responsabile della struttura che si occupa di questa materia: «Come le altre aziende sanitarie della Regione, stiamo seguendo il piano per l’abbattimento delle liste di attesa, lavorando molto sulle prestazioni aggiuntive. Significa l’aumento di visite ed esami rispetto alle agende delle singole specialità per avere a disposizione più date, in certi casi anche il sabato e la domenica e pure con orari prolungati. Esistono fondi specifici su questo fronte, che l’Asl Cn2 sta utilizzando unicamente per il pubblico e non per la sanità privata convenzionata».

I numeri possono essere utili per comprendere la situazione: da gennaio a settembre di quest’anno sono state effettuate in ospedale e sul territorio circa 380mila prestazioni, tra visite ed esami, esclusi i prelievi. Pedussia: «Si tratta di una cifra importante, visto che la prima parte dell’anno ha dovuto ancora fare i conti con le limitazioni legate al Covid-19. Una settantina di prestazioni sono monitorate nell’ambito del piano di recupero: con riferimento a queste ultime, la Cn2 ne ha ha erogate 73mila tra gennaio e settembre, il 20 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Se guardiamo alle prestazioni aggiuntive, ne abbiamo effettuate circa 17mila, con un incremento da giugno in poi».

Gli interventi chirurgici nel periodo considerato sono invece stati 2.500. Pedussia: «Il saldo è positivo rispetto al 2019, grazie allo sforzo effettuato dalle varie strutture: non dobbiamo dimenticarci che un intervento implica la presenza di personale e un’organizzazione maggiore rispetto a una visita ambulatoriale. Per quanto riguarda le visite in categoria A, cioè quelle più complesse e urgenti, i tempi sono sempre rispettati. Anche nelle altre categorie, i tempi si sono comunque ridotti: infatti, per gli interventi differibili, che possono essere eseguiti entro un anno, siamo scesi da un’attesa di 988 giorni nel 2021 ai 350 attuali. Per la chirurgia, da 585 giorni a 112: sono numeri soggetti a molte variabili, ma rendono l’idea del lavoro che è stato fatto».

Tre mesi per una visita cardiologica

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Ma qual è in questo momento la situazione per le diverse prestazioni? Prima di scendere nei dettagli, è importante precisare che ogni servizio sanitario è associato a una classe di priorità, indicata sull’impegnativa che redige il medico di famiglia: la classe urgente va svolta entro un massimo di 72 ore, la breve entro 10 giorni, la differibile entro 30 giorni per le visite o 60 giorni per gli accertamenti diagnostici, la programmabile entro 120 o 180 giorni. In più, da quando il Centro unico di prenotazione è regionale, le agende delle varie Asl sono state riunite: nel momento in cui si prenota, il cittadino può scegliere di svolgere una visita o un esame in un’azienda diversa dalla propria, se i tempi sono più brevi.

Tornando alle varie specialità – e fermo restando che le urgenze sono sempre garantite – tra le situazioni più critiche nell’Asl Cn2 resta quella dell’oculistica. Il reparto ha lavorato molto sul recupero degli interventi non urgenti e in particolare delle cataratte, con tempi di attesa che sono scesi da un anno a una media di quattro-sei mesi, ma per una prima visita in categoria differibile l’attesa supera di mesi quella prevista e per le programmabili c’è carenza di disponibilità, perché ci si concentra su quelle più urgenti. Spiega Andrea Pedussia: «Il problema è legato alla carenza di medici e professionisti sanitari, con conseguente difficoltà a trovare personale in diverse specialità». E se mancano i medici, è evidente che non si possono aggiungere prestazioni, rallentando il recupero delle liste di attesa. Come conseguenza, i cittadini si rivolgono molto spesso al privato: è sufficiente fare una veloce ricerca, per rendersi conto di quanto il numero di oculisti attivi in studi propri o in centri medici, sul territorio di Alba e Bra, sia superiore rispetto a quelli che lavorano presso l’azienda sanitaria locale.

Un discorso che non vale di certo solo per l’oculistica, tanto che l’Ordine dei medici di Torino ha parlato più volte di una fuga dei sanitari dagli ospedali: è elevata la quota di chi sceglie il privato o il trasferimento all’estero, alla ricerca di condizioni lavorative ed economiche migliori. Nel frattempo, chi resta nella trincea del pubblico è chiamato ad accelerare per recuperare i tempi.

«Per la radiologia, che si è impegnata molto sulle prestazioni aggiuntive, oggi gli standard sono rispettati. Anche l’ortopedia ha lavorato con assiduità in questa direzione, con tempi in linea. Per una prima visita cardiologica in categoria D, i tempi di attesa sono invece di tre mesi, rispetto ai 30 giorni previsti. Per la neurologia, possiamo stimare un’attesa di circa due mesi», conclude Pedussia.  

Francesca Pinaffo

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