Alessandro Benvenuti con I separabili a Bra (INTERVISTA)

Alessandro Benvenuti con I separabili a Bra

BRA Sul palco del teatro Politeama Boglione di Bra andrà in scena, domenica 15 gennaio alle ore 21, lo spettacolo I separabili (Romeo e Sabah), diretto da Sandro Mabellini.  Il testo originale è opera del francese Fabrice Melquiot; i protagonisti sono interpretati da Alessandro Benvenuti e Chiara Caselli. La vicenda narra la storia d’amore vissuta da due giovanissimi dirimpettai: il loro legame è visto di cattivo occhio dagli adulti e sotto il peso dei pregiudizi. Dopo alcuni anni si incontreranno e, rivivendo quei momenti, si ritroveranno di fronte alla cruda vita reale.

Alessandro Benvenuti, lei e Chiara Caselli interpreterete due bambini. Quali sono state le difficoltà principali per calarsi nel ruolo?

«Recitare come due novenni non è semplice, molto più immediato sarebbe scimmiottare i loro atteggiamenti. Per questo motivo ho accettato il ruolo: mi piacciono le sfide che diano un senso di gioia al lavoro. Abbiamo dovuto sforzarci di tornare a immedesimarci nella mente di quando eravamo piccoli. Ritengo fosse lo spettacolo giusto da mettere in scena in questo momento. Il testo sa essere anche divertente, grazie alla cattiveria bianca tipica dei bambini. E i temi affrontati sono attuali: la storia d’amore, invisa alle famiglie, è tra un cristiano e un’araba. Provenendo dalle menti dei pargoli, le battute sono totalmente lontane dalla faziosità del dibattito politico e sociale italiano. È un sogno vissuto guardandosi dalla finestra, modificato soltanto dall’intromissione degli adulti. Siamo a una delle prime repliche: trovo che il pubblico stia apprezzando i nostri sforzi».

Spesso, nelle storie d’amore, c’è qualcuno pronto a mettersi di mezzo. Sa spiegare tale fenomeno?

«Nel mondo esistono i decisori, molte volte sono adulti nei confronti dei bambini, altre adulti verso adulti. Chi non lo è, subisce certe scelte. C’è sempre chi mette i bastoni tra le ruote, in ogni campo, e l’espressione massima del fenomeno sono i dittatori, evoluzione dei capotribù: singoli che si arrogano il diritto di decidere per tutti. Ai bambini è spesso impedito di vivere l’attimo dorato dovuto all’incoscienza. In molti casi, poi, la felicità è data dal non sapere le cose. Questo è il gioco dell’umanità e da qui non si scappa. Sarebbe utopistico pensare il contrario».

Il teatro è un mezzo privilegiato per certi messaggi?

«Si può dire che, chi va a teatro, compia una scelta diversa rispetto a chi accende il televisore. Il pubblico teatrale è più attivo e militante, già alzarsi dal divano e comprare il biglietto implica un gesto di grande volontà. Detto ciò, anche i mezzi più triti possono veicolare messaggi. Dipende sempre, però, di che qualità. Riguardo al teatro, ci sono diverse correnti di pensiero: chi crede serva a mostrare cose utili che accendano la vita delle persone, chi lo vede come uno svago rilassante e chi reputa debba sempre far riflettere profondamente su cosa si è visto. L’importante è sempre farsi portatori di messaggi giusti».

Quali altri progetti ha in cantiere?

«Stanno per uscire gli ultimi tre episodi della serie I delitti del bar Lume, cui ne seguiranno altri. Ho appena finito di girare, come attore, il film Cattiva coscienza di Davide Minnella. Sto portando in giro un mio spettacolo, Panico ma rosa, sull’isolamento durante la pandemia, oltre alla stagione 36 di Benvenuti in casa Gori. Sono direttore artistico dei teatri di Siena e di Tor Bella Monaca a Roma. Gli impegni non mancano. Ma a Bra verrò volentieri: non capito spesso dalle vostre parti e sono curioso di vedere quale sarà la reazione del pubblico».

I biglietti sono in vendita il lunedì dalle 16 alle 19 al botteghino di piazza Carlo Alberto o sul circuito www.ticket.it.  

Davide Barile

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