Giorgio, un albese in Qatar per i Mondiali

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LA STORIA I Mondiali di calcio in Qatar si sono conclusi con la vittoria dell’Argentina sulla Francia. Nonostante l’assenza della nazionale italiana la Rai ha garantito al pubblico la trasmissione delle partite: dietro le telecamere, c’era anche un albese, Giorgio Gallo.

Nato nel 1963, da dodici anni è direttore della fotografia alla Rai, ma la sua carriera con una videocamera in mano inizia ben prima. «Avevo sedici anni», racconta, «iniziai per scherzo a Tv Alba e, da allora, la passione è diventata una professione». Mentre è ancora studente allo scientifico ha modo di collaborare con Giulio Parusso. «In seguito, il canale vendette le frequenze all’allora Telemilano, antenata di Canale 5, e Carlo Passone mi chiese di collaborare con Primantenna. Coprivo tutto lo sport della provincia di Cuneo e, un annetto dopo, ho avuto il primo contratto serio a Telecupole. Nelle Tv private facevo di tutto, dal cameraman al montaggio: tutte esperienze formative». Nel novembre 1992, la svolta: «Vinsi un concorso per fare l’operatore alla Rai. Volli provare di tutto, persino le riprese seduto sul bordo dell’elicottero».

L’albese Giorgio Gallo durante il Giro d’Italia

Nel suo curriculum televisivo figurano anche una decina di Giri d’Italia, «tutti seguiti sulla moto. Capita anche di cadere, ci sono strade strette e in discesa il pilota deve correre parecchio per stare dietro ai corridori. Ho smesso nel 2018, anno in cui ho ottenuto l’incarico di direttore della fotografia, e dallo scorso anno cura tutto Rcs, l’organizzatore della corsa».

Giorgio ha partecipato «praticamente a tutti i programmi Rai, inclusi Giochi senza frontiere. Mi manca solo il Festival di Sanremo, mentre al Dopofestival sono stato operatore. Con i conduttori, di solito, crei un bel rapporto. La maggior parte delle richieste riguardano l’apparenza: “Riesci a togliermi le rughe?” è una domanda che spesso mi viene posta. Insomma, bisogna stare dietro ai loro capricci».

Ora è impegnato con Corrado Augias in La gioia della musica, mentre lo scorso anno ha lavorato in Passaggio a Nordovest con Alberto Angela. E, in mezzo, ancora tanto sport. «In Qatar mi occupavo dei due studi. Alessandro Antinelli è come lo vedi sullo schermo, molto preciso e attento. All’inizio eravamo tutti un po’ tesi, d’altronde l’azienda aveva investito parecchio in un evento cui l’Italia non partecipava. Poi si sono sciolti tutti: Lele Adani è apparso molto simpatico, ha seguito la sequenza dei calci di rigore della finale in ginocchio». In campo, per riprendere le partite, «ora si usano più di venti telecamere, mentre trent’anni fa erano solo due o tre. La regia deve coordinare molte immagini, forse troppe. Nella Formula 1, che ho seguito a Imola, era più facile, dato che le automobili girano in tondo per tutto il tempo».

Molto si è parlato riguardo al rispetto dei diritti umani in Qatar. L’opinione di Giorgio, che ha visto quel mondo con i suoi occhi, «è la stessa che si ha dopo ogni grande manifestazione sportiva. Fai fatica a capire la realtà del posto, tutto appare ripulito. Anche nelle quattro Olimpiadi cui ho partecipato non sono riuscito a notare nulla di strano. Nelle strade di Salt Lake city non vedevi un senzatetto, ma se parlavi con le persone ti dicevano che, probabilmente, sarebbero tornati subito dopo. In Qatar ciò che salta agli occhi è la gente del posto, una minoranza molto ricca: la maggior parte degli abitanti sono lavoratori stranieri. Che, addirittura, si occupano di spolverare i semafori. Tutti sono stati molto gentili ed educati. All’arrivo mi hanno fatto mille raccomandazioni, ma forse non era il caso di preoccuparsi eccessivamente».  

Giorgio Gallo (al centro) con Lele Adani (sinistra) e Bobo Vieri (destra)

Davide Barile

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